ANGELO GREY, LA VOCE DI ALTAVILLA Memorie di un cantante di balera
“La musica è cambiata non è più la stessa” comincia così il viaggio a ritroso nella memoria, il cantante Angelo Peduto in arte Angelo Grey classe 1938, (nella foto sopra) “sono nato ad Altavilla e posso dire di aver vissuto sempre di musica, ne sono fiero e me ne vanto”.
Angelo inizia a cantare quasi per gioco negli sposalizi di paese, tra gli Alburni e la Piana, negli anni ’50 emigra a Bologna dove trova un’occupazione da ortolano, la musica però gli gira intorno, così la sera nel tempo libero trova degli amici orchestrali che lo invitano a cantare. Partecipa, sempre per gioco, ma con l’idea fissa di lavorare con la musica, ad un concorso canoro. La fortuna vuole che in giuria c’era un certo Savinos il rais degli impresari di quel tempo ( futuro suocero di Adriano Pappalardo) così per Angelo si aprono le porte dello spettacolo: Orchestre con Giorgio Consolini, Luciano Tajoli, serate in tutto il nord Italia, tra balere, sagre, feste dell’Unità e finanche una serata d’apertura al grande Giorgio Gaber nello scenario di Salsomaggiore terme.
“Andavo a lezione da un’insegnante di canto che si chiamava Ada Scaglioni che fu anche Maestra di Morandi successivamente, a quel tempo però il grande Gianni prendeva lezioni di Batteria da Franchino Camporeale il batterista del mio Gruppo, “I diavoli rossi” dove avevamo un grande fisarmonicista, Merlotti, famoso in tutta l’Emilia”.
Angelo non si ferma nella pianura padana, emigra in Germania dove inizia a fare l’operaio ma sempre col tarlo della musica, incontra un’olandese di nome Pim Maas, cantante e sassofonista, uno che ha fatto fortuna con le sette note tra la città di Colonia e il confine olandese. Lo invita a Wanssum in Olanda e gli dà in gestione un locale da ballo. Angelo però di sera non resiste: sale sul palco e canta le canzoni Italiane, “L’immensità”, “Manuela”, e fa tutto il percorso di un cantante del Sud Italia che cerca la fortuna in quei posti frequentato da emigrati Italiani con uno scenario che mi ricorda il protagonista del film “Sono pazzo di Iris Blond” di Carlo Verdone (dove c’era anche un’apparizione di Mino Reitano idolo degli operai Italiani in Belgio).
Nel 1969 ritorna in Italia iniziando a lavorare con l’Orchestra D’Auria di Salerno e l’Orchestra Desiderio di Napoli: matinée in Galleria, due matrimoni al giorno e la sera sulle piazze della Campania: una vera industria! Una giorno Bruno Venturini, cantante d’orchestra pure lui, e non ancora famoso, gli consiglia di cambiare il nome d’arte in Angelo Grey, “come la cera Grey” disse sorridendo. Potere di una pubblicità televisiva che iniziava ad impossessarsi dell’immaginario collettivo.
In quegli anni è sempre a fianco degli operai e dei contadini nelle manifestazioni sindacali: ad Altavilla contribuisce ad aprire la sezione del PCI, erano anni in cui nei paesi del Sud si affacciava una nuova visione della politica, e lui era in prima fila. Nel ’73 mette su famiglia, prende casa a Trentinara, forma una propria orchestra ed è il boom: 115- 120 serate a stagione: “Ero un vero imprenditore, stipendiavo gli orchestrali tutto l’anno, un’azienda dello spettacolo”.
Negli anni novanta incide tre CD con la Baccano Music un’edizione del Nord Italia guidata dal compositore Walter Cicognani: un album dedicato a Padre Pio ed un altro, “Antò”, dedicato al principe De Curtis, in arte Totò.
“Ma oggi la musica è cambiata, anzi non esiste più”.
Antonio Pecoraro
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