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Visualizzazione dei post da aprile, 2022

ALTAVILLA. Federico Di Masi, storia di un contadino – fotografo autore di un diario di guerra pubblicato postumo che sarà presentato il 30 aprile alle 17.30 presso l'auditorium comunale

Il 30 aprile 2022, alle ore 17.30, presso l’Auditorium Comunale, sarà presentato il libro :”Diario di guerra- Fronte Africa Occidentale 1940 – 45” dal diario redatto da un giovane soldato che, tra l’altro, venne utilizzato dall’Istituto Luce nella sua documentazione delle operazioni belliche. L’iniziativa è compresa nella rassegna “Il maggio dei libri” organizzata dal comune di Altavilla. "Poesie su pellicola", così la studiosa tedesca Irmingard Geisler definì le fotografie dedicate al fiume Calore, ai monti Alburni, ed al lavoro agricolo scattate da un contadino colto: Federico Di Masi, contadino di professione, ambientalista con tanto di tessera del W.W.F. Dall'età di 15 anni ha  fotografato le campagne di Altavilla e di Serre. Più di sessant'anni di trasformazioni economiche e culturali sono certosinamente documentate attraverso l'obiettivo delle sue macchine fotografiche. Ed il laboratorio annesso alla sua casa, al limitare del bosco Chianca, può essere co

"IL PAESE DELLE OMBRE" di Oreste Mottola - Critiche ed altri materiali

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  Intervista e critiche a "Il paese delle ombre" Mi presento: sono un cronista, semplicemente un cronista, corrispondente, per la Valle del Calore e gli Alburni, del quotidiano “Il Mattino” e condirettore di “Unico”, la più significativa delle esperienze culturali ed editoriali localizzata a sud di Salerno. Ho esperienze pregresse in altri quotidiani, come ad “Agire”, tali da dire che da vent’anni cerco di dare voce a queste realtà “A Sud”. 1) Oreste, il tuo "Il paese delle ombre" presenta un nome che suona paradigmatico: perchè lo hai scelto? - Perché vivo in realtà dove è molto presente un piano doppio. C’è un piano visibile, virtuoso, che fa sforzi faticosi per mettersi in evidenza, e poi c’è una realtà oscura dove c’è di tutto. Dal sabotaggio contro coloro che anelano alla modernità, attuato dai “luigini” di leviana memoria, alla vera e propria delinquenza più o meno organizzata. Dove nessuno parla, per fare un esempio, dello scardinamento delle modalità di vita

IL MISTERO DEL TESORO DI VILLA d’AYALA-VALVA

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Tutto ebbe inizio nell’aprile del 1975 quando ignoti ladri portarono via dal castello quasi tutta l’argenteria. Si parlò allora di oltre cinquecento pezzi del peso di oltre due quintali. Fu un furto clamoroso, che rivelò l’estrema facilità con cui si poteva accedere ad ambienti stracolmi anche di tele, mobili antichi, porcellane, biancheria di pregio, ceramiche, cristalleria, armi, lampadari, specchi, libri, stampe, orologi, bronzi, busti in marmo. L’Ordine di Malta, per evitare il peggio, qualche mese dopo il furto decise di trasferire in un luogo sicuro gli oggetti ritenuti di maggior pregio. Un nuovo massiccio trasferimento avvenne subito dopo il terremoto del 1980, a causa dei gravissimi danni subiti. Ma restauri ormai a buon punto nell’antico maniero dell’alto Sele c’è chi comincia a pensare che il tesoro d’arte che un tempo era custodito a Valva nel castello dei D’Ayala vada qui riunito in un museo di grande attrattiva. Nel corso dei secoli, infatti, la casa marchesale aveva c

LA FERRARI DIMENTICA IL PAPA' DEL F40. “Si può nominare la Gioconda dimenticando Leonardo?”

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  "DIMENTICANZA FERRARI" PER L'INGEGNERE CILENTANO [articolo di Oreste Mottola per il "Quotidiano del Sud] L’hanno cancellato dalla storia ufficiale della Ferrari, colpito dalla damnatio memoriae. Ha fatto traboccare il vaso l’ultimo uno scritto di Luca Del Monte già capo della comunicazione ufficiale del cavallino rampante negli Usa. Eppure Materazzi è il papà della F40, il prototipo più noto di Maranello. Reagisce sarcastico dal golfo di Policastro dove attualmente vive: “Si può nominare la Gioconda dimenticando Leonardo?”. Già. Per 75 anni è stato rampante, proprio come il cavallino che ha amato più della moglie che non ha mai avuto. «Non ho fatto un giorno d’ospedale, sa, non so cos’è una malattia», dice, orgoglioso di sé e della sua salute. Ha superato gli ottant’anni Nicola Materazzi, il migliore ingegnere meccanico di tutti i tempi, secondo una prestigiosa rivista americana. A Sapri, dove ha stabilito il suo buen retiro , vive tra i 12 mila volumi della sua li

ALTAVILLA 1943: I BOMBARDAMENTI VISTI DALLA TERRAZZA DI SAN BIAGIO in una testimonianza di Alessandro Di Venuta

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La mattina del 9 settembre mi recai alla chiesa di San Biagio e dal sagrato vidi in mare tante navi sormontate di grossi aerostati di sbarramento aereo. Verso Battipaglia s’innalzavano colonne di fumo e alte fiamme . La testimonianza di  Alessandro Di Venuta.  San Biagio vero e proprio rifugio. Una speranza di salvezza fra due Santi. Il racconto del maestro Di Venuta Il giorno 13 settembre del 1943 molte persone erano rifugiate nel Succorpo di San Germano. Eravamo più di cinquanta al piano di sotto e oltre cento nella chiesa... All’improvviso arrivò una cannonata, sparata da una nave in mare, che colpì la casa di Giovanni Jenna la quale fu rasa al suolo. Una scheggia di rimbalzo entrò dal finestrino del Succorpo e andò a conficcarsi nella muratura. Un’altra scheggia più piccola danneggiò l’altare del Santo. Noi rimanemmo illesi nonostante il grande spavento e l’isteria generale. Occupammo quel posto fino al 19 settembre quando non udimmo più esplosioni. Imperia Guerra.   Mi trovavo nel

La Ferrari e una storia di cavalli di casa nostra. Il cavallino rampante ispirato ad mito nostrano

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di Oreste Mottola orestemottola@gmail.com  Più della Coca Cola, di Apple e di McDonalds Marchionne lo aveva intuito subito, il marchio della Ferrari, quel cavallino rampante, è uno dei brand più conosciuti al mondo, Pochi sanno che Enzo Ferrari nel 1923 lo “prese in prestito” come simbolo della sua “scuderia” da Francesco Baracca, pilota aereonautico ed eroe della prima guerra mondiale che aveva dipinto sul suo aereo, essendo anche un ottimo cavallerizzo, la sagoma del suo cavallo. Diventa “Persano” quando chiesero ad ad un grafico di renderlo un po’ più armonico. E quello che fece? Si ricorda delle foto del padre, un ufficiale di artiglieria che aveva prestato servizio a Persano, e si ispira a questi esemplari nel suo lavoro. Cosi che oggi, i più grandi esperti della razza equina, gente del calibro del principe Alduino di Ventimiglia e dello storico Antonino Gallotta, non hanno dubbi:  quel “cavallino rampante” è cosa nostra, delle terre racchiuse tra il Sele e il Calore, tra Eboli,

PAESTUM. QUANDO UN FERROVIERE ANTIFASCISTA ACCOLSE MUSSOLINI IN VISITA AI TEMPLI CON UN RITRATTO DI MATTEOTTI

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di Oreste Mottola orestemottola@gmail.com Capaccio, il 25 aprile alla stazione di Paestum si ricorderà il gesto, datato 1935, del capostazione Lorenzo Scanavino che fece quasi prendere un “tocco” a Mussolini in visita tra i templi, affiggendo nella “sua” stazione un grande ritratto di Giacomo Matteotti, il coraggioso deputato fatto assassinare dal Duce. Diversamente si era comportato Amedeo Maiuri che apparse ossequioso ed imbarazzato di fronte a Mussolini. Eppure era il grande e prestigioso archeologo, massimo scopritore e valorizzatore di Paestum e Pompei. Aveva coraggio da vendere il ferroviere socialista Lorenzo Scanavino, locale capostazione, che fece trovare nello scalo una grande fotografia di Giacomo Matteotti. In fretta e furia un silenzio imbarazzato calò sul suo gesto di ribellione. Le foto raccontano. Paestum 6 luglio 1935, un gruppo di gerarchi fascisti accompagna Mussolini durante una visita all’area archeologica. L’occasione è dovuta dal rinvenimento di un podio con roc

Paestum simil Mirabiliandia, rispunta il progetto della ruota panoramica. "Si anche alla vendita r'o mùsse 'e puórco!".

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 "Ruota panoramica". Comune dice sì al progetto “di intenti” una società di Mercato San Severino. Verso un nuovo no della direzione dell’area archeologica C APACCIO PAESTUM.  Sono sempre alla ricerca dell’idea per moltiplicare gli utili dei flussi turistici verso Paestum. Politici locali ed imprenditori sembrano fare a gara su chi la spara più grossa.  Medno male che  gli antichi hanno lasciato un’imponente dotazione di templi ed altre vestigia, così al centro di Paestum, oltre a parcheggi mal realizzati, non si è andat i . Nelle zone contermini ci si è davvero sbizzarriti. Nella vicina Albanella si arrivò ad ipotizzare la ricostruzione, ovviamente in scala, della stessa Paestum… in miniatura. Le pernacchie arrivarono perfino da Umberto Eco.  La montagna partorì un topolino, così a lla fine, al posto di un delizioso casolare contadino è venuto fuori un hangar in cemento e si fatica ancora, nonostante passate dichiarazioni soddisfatte assai di amministratori locali, a dare un