IL MISTERO DEL TESORO DI VILLA d’AYALA-VALVA



Tutto ebbe inizio nell’aprile del 1975 quando ignoti ladri portarono via dal castello quasi tutta l’argenteria. Si parlò allora di oltre cinquecento pezzi del peso di oltre due quintali. Fu un furto clamoroso, che rivelò l’estrema facilità con cui si poteva accedere ad ambienti stracolmi anche di tele, mobili antichi, porcellane, biancheria di pregio, ceramiche, cristalleria, armi, lampadari, specchi, libri, stampe, orologi, bronzi, busti in marmo. L’Ordine di Malta, per evitare il peggio, qualche mese dopo il furto decise di trasferire in un luogo sicuro gli oggetti ritenuti di maggior pregio. Un nuovo massiccio trasferimento avvenne subito dopo il terremoto del 1980, a causa dei gravissimi danni subiti. Ma restauri ormai a buon punto nell’antico maniero dell’alto Sele c’è chi comincia a pensare che il tesoro d’arte che un tempo era custodito a Valva nel castello dei D’Ayala vada qui riunito in un museo di grande attrattiva. Nel corso dei secoli, infatti, la casa marchesale aveva costituito una pinacoteca di tutto rispetto con circa duecento quadri. Fra essi vi erano opere di Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, El Greco, Carlo Dolci, Giacinto Gigante, Giuseppe de Ribera, Salvator Rosa. Un tesoro poco conosciuto, che una volta era custodito nel castello dei d’Ayala-Valva e che da qualche decennio è condannato a un esilio forzato, probabilmente tra Napoli e Roma, negli storici palazzi che in quelle città possiede il Sovrano Militare Ordine di Malta, proprietario sia del castello di Valva che dell’annesso parco. Lo svuotamento del castello fu completato dopo la morte nel 1989 del barone Christian von Hauschka, amministratore dei beni dell’Ordine in Valva.
Lo Stato italiano, attraverso le sue istituzioni (Ministero Beni Culturali, Provincia di Salerno e Regione Campania), ha fino ad oggi investito ingenti risorse, sia pure ancora non sufficienti, per restituire villa d’Ayala al suo antico splendore. La Soprintendenza stanzia da qualche annuo anche risorse per la manutenzione, inserendo villa d’Ayala tra i beni cui dedica maggiore e costante impegno. Insomma, prima o poi il castello sarà finalmente recuperato del tutto. Quando il tesoro ora in esilio tornerà a casa?
La grande qualità della pinacoteca del marchese è confermata dal dono di ben quattro dipinti di soggetto religioso e di scuola caravaggesca, che egli fece alla Chiesa della Congregazione, adiacente al castello. Ebbene, i quattro dipinti, tre dei quali custoditi alla certosa di Padula e il terzo andato disperso per un altro furto, hanno suscitato in passato per la loro bellezza l’interesse degli studiosi ed uno di essi fu anche esposto in una grande mostra che si tenne a Siviglia negli anni novanta. Ci sono da rispettare anche le volontà dell’ultimo marchese, Giuseppe, che nel testamento, con cui lasciava tutti i suoi beni allo Smom, (Sovrano Ordine Militare di Malta) disponeva che i mobili, gli oggetti, i quadri, le statue e le opere d’arte dovessero restare nello stato e nel posto in cui si trovavano all’atto del suo decesso. Si restituirà finalmente all’antico maniero quel fascino di nobile residenza, che, in uno alla bellezza del giardino storico, ne farà ancora di più uno dei punti di riferimento più importanti per il turismo culturale nella nostra regione. (Oreste Mottola orestemottola@gmail.com - wathsapp 3384624615)
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