ALTAVILLA. Federico Di Masi, storia di un contadino – fotografo autore di un diario di guerra pubblicato postumo che sarà presentato il 30 aprile alle 17.30 presso l'auditorium comunale

Il 30 aprile 2022, alle ore 17.30, presso l’Auditorium Comunale, sarà presentato il libro :”Diario di guerra- Fronte Africa Occidentale 1940 – 45” dal diario redatto da un giovane soldato che, tra l’altro, venne utilizzato dall’Istituto Luce nella sua documentazione delle operazioni belliche. L’iniziativa è compresa nella rassegna “Il maggio dei libri” organizzata dal comune di Altavilla.




"Poesie su pellicola", così la studiosa tedesca Irmingard Geisler definì le fotografie dedicate al fiume Calore, ai monti Alburni, ed al lavoro agricolo scattate da un contadino colto: Federico Di Masi, contadino di professione, ambientalista con tanto di tessera del W.W.F. Dall'età di 15 anni ha fotografato le campagne di Altavilla e di Serre. Più di sessant'anni di trasformazioni economiche e culturali sono certosinamente documentate attraverso l'obiettivo delle sue macchine fotografiche. Ed il laboratorio annesso alla sua casa, al limitare del bosco Chianca, può essere considerato l'archivio della memoria iconografica di Altavilla Silentina. Non lo ha mai fatto per professione- che è stata sempre quella di coltivatore- ma sempre per diletto. Federico Di Masi è stata una persona estremamente schiva e dotata di una austera modestia che gli fa rifuggire ogni occasione di pubblicizzazione del suo lavoro documentario. Ad accostarlo alla fotografia furono i fratelli Andrea ed Enrico che dalla lontana America gli fornirono - per lettera - i primi rudimenti tecnici. Solo altri due amici condividevano questa sua passione: Virgilio Pepe e Giuseppe Bracco. Cominciò con il fotografare scene di lavoro agricolo e già nel 1935 coglie un grosso risultato: la Domenica dell'Agricoltore (settimanale agricolo dell'epoca) premia e pubblica una sua fotografia che ritrae una scena di trebbiatura a mano del granturco sull'aia. Ma in quegli anni Federico Di Masi fece anche il "fotografo galante" prestandosi a fotografare le ragazze che, di nascosto dai genitori, omaggiavano i fidanzati - non ancora ufficiali - della propria immagine. Era questo un pegno d'amore molto impegnativo. Quando scoppiò la guerra Federico Di Masi fu inviato al fronte in Africa Settentrionale e qui ebbe occasione di aiutare giornalisti e cineoperatori dell'Istituto Luce.

Per lui questa fu una grossa occasione di crescita delle proprie capacità professionali. Fatto prigioniero dagli Americani, il suo più grosso dispiacere fu lasciare la sua amata macchina fotografica in un incavo di un tronco d'ulivo libico. Rischiava d'essere accusato di spionaggio. Tornato dalla prigionia ritrovò i campi, il bestiame ed i trattori (fu tra i primi a meccanizzare la propria azienda agricola con i motopompa della gloriosa casa Lombardini di Reggio Emilia per sfruttare la risorsa delle acque del fiume Calore) e la fotografia - con la lettura, lo studio di meccanica e botanica - diventarono gli hobby di questo contadino che sottraeva così preziose ore al riposo notturno.





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