ALTAVILLA 1943: I BOMBARDAMENTI VISTI DALLA TERRAZZA DI SAN BIAGIO in una testimonianza di Alessandro Di Venuta


La mattina del 9 settembre mi recai alla chiesa di San Biagio e dal sagrato vidi in mare tante navi sormontate di grossi aerostati di sbarramento aereo. Verso Battipaglia s’innalzavano colonne di fumo e alte fiamme. La testimonianza di Alessandro Di Venuta. 



San Biagio vero e proprio rifugio. Una speranza di salvezza fra due Santi. Il racconto del maestro Di Venuta

Il giorno 13 settembre del 1943 molte persone erano rifugiate nel Succorpo di San Germano. Eravamo più di cinquanta al piano di sotto e oltre cento nella chiesa... All’improvviso arrivò una cannonata, sparata da una nave in mare, che colpì la casa di Giovanni Jenna la quale fu rasa al suolo. Una scheggia di rimbalzo entrò dal finestrino del Succorpo e andò a conficcarsi nella muratura. Un’altra scheggia più piccola danneggiò l’altare del Santo. Noi rimanemmo illesi nonostante il grande spavento e l’isteria generale. Occupammo quel posto fino al 19 settembre quando non udimmo più esplosioni. Imperia Guerra.  

Mi trovavo nel Succorpo della chiesa di San Biagio con molta altra gente. Mancavano i viveri e ogni altra necessità. Per fortuna tra noi c’era uno sfollato di nome Catena; un uomo impavido, energico che operava per il bene di tutti e non solo per sé. Spesso usciva e portava sempre qualcosa da mangiare. Trovava di tutto: salame, polli, pane e ogni altra grazia di Dio. Un giorno, mentre infuriava il bombardamento, le donne presenti riuscirono a cucinare un pentolone di fusilli, mentre Catena riuscì a trovare un barile di vino, dei fichi secchi, del formaggio e un prosciutto trafugato nella casa di Michelangelo; facemmo tutti festa sotto il bombardamento... Il 16 mentre stavamo nel Succorpo, portarono ferita la figlia ventenne dello sfollato Paparella che fu curata da un medico presente tra noi... Il giorno 18 non udendo più segni di guerra mi feci coraggio e andai a riempire un barile d’acqua alla fontana... c’era la calma; solo la Piazza sembrava un cimitero con i suoi morti, fili per terra, case crollate, auto incendiate e tanta gente curiosa che vagabondava. Le vie erano bloccate dai muri crollati. Gli americani, distribuendo viveri in piazza, iniziarono a fraternizzare con la popolazione. Mario Camera. 

San Biagio, per comunicare la liberazione 

Si sparse la voce che sul campanile di San Biagio c’era un lenzuolo bianco a significare che in paese non c’erano soldati, perciò mi feci coraggio e decisi di ritornare di nuovo a casa. Amedeo Di Matteo  

Una volta partiti dalla piazza i tedeschi, corsero voci che Ulderico Buonafine aveva fatto sventolare la bandiera bianca sopra il campanile di San Biagio.  Mario Di Matteo In quei giorni furono tanti i gesti eroici dei civili. Se n’è voluto ricordare uno in particolare. Di una persona speciale alla quale la maggior parte degli altavillesi è rimasta legata da sincero affetto. Certamente figlia del suo tempo.  

La Piana del Sele, Salerno e la Costiera di Amalfi Sorrento viste da San Biagio


Quei due cittadini che rischiarono di essere fucilati dagli americani  

Nessuno ha ancora raccontato il gesto di coraggio dell’allora parroco di Altavilla Silentina, don Domenico Di Paola. Al culmine degli aspri combattimenti con i tedeschi, gli americani volevano fucilare due abitanti. Arrestati e legati, dopo un processo più che sommario, furono schierati in un angolo della piazza. Il plotone era pronto a far fuoco. La loro colpa? Erano restati nelle loro case, non erano sfollati come tutti gli altri, nascosti a poche decine di metri da dove un solo cecchino tedesco aveva dato filo da torcere a molte decine di soldati Usa. Rodolfo Guarino spiaccicava qualche parola di tedesco, mentre Antonino Gallo era un credente della Madonna del Carmelo. Gallo non perse però la calma: s’inginocchiò e pregò a voce alta la sua Madonna. Gli americani rimasero sorpresi e non osarono interromperlo. Quei pochi minuti di attesa consentirono al prete di raggiungere la piazza e reagire. Don Domenico, da cilentano sanguigno, pur senza comprendere una parola d’inglese, seppe farsi capire ed essere convincente. I due malcapitati, grazie al coraggio del prete, ebbero salva la vita. 


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