CARILLIA, APPUNTI PER GRANDE STORIA DI UN PICCOLO BORGO RURAL INDUSTRIALE di Lucio Ascolese

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C'ERO E DO VOLENTIERI ATTO CHE 12 ANNI FA CI FURONO LE CELEBRAZIONI PER I 50 ANNI DI CARILLIA. Ripropongo l'articolo che allora scrisse il professore Lucio Ascolese
"Il piccolo centro di Carillia è collocato a ovest del comune di Altavilla S., sul confine naturale del fiume Calore; dista circa 13 km da Eboli e da Battipaglia e 45 km da Salerno. Contiguo all’area militare di Persano, ha un’altezza s.l.m. di 20 m raggiunta a ovest nella zona collinare (tempa) del Feo, su cui doveva trovarsi, secondo alcuni storici, la città di Carilla distrutta da Annibale nella seconda guerra punica. La popolazione si aggira intorno ai 1000 abitanti. Ordinato appare l’assetto urbanistico e viario. È oggi sede di alcune importanti aziende del settore metalmeccanico e alimentare (caseario e conserviero), nonché di una rilevante attività di allevamento bufalino. Nei giorni 7-8-9 agosto ci saranno le celebrazioni del cinquantenario dall’intervento della Riforma fondiaria. Molto avvertito è l’intento di recuperare con grande attenzione l’opera della Sezione speciale per la Riforma Fondiaria in Campania. Un convegno, una mostra documentaria e altre occasioni più ludiche d’intrattenimento, cercheranno di dar conto degli aspetti storici, geografici e antropici relativi alla nascita e allo sviluppo del borgo. Già nel 1939 la S.A.I.M. acquistò circa 1000 ettari di terreno della vasta tenuta demaniale di Persano affidata al Centro rifornimento quadrupedi. Il Ministero della Guerra cedette le zone “Ionta” e “Scanno”. Proprio in quest’ultima la S.A.I.M. impiantò l’azienda “Alfania” con una “Gestione boschi” (segheria) e una “Gestione agricola” (tabacchifici “G. C. Porta”, “N. Salvati“ e conservificio). Le prime abitazioni, palazzine di piazza Boselli che diventerà poi piazza Gerardo Alfani, e il Villaggio Maria Teresa, ricavato da stalle e scuderie, diedero origine al primo nucleo di quel borgo residenziale “Scanno” (spesso denominato impropriamente anche Persano) che nel 1961 modificherà il proprio nome in “Carillia”. L’insediamento umano si impose in una zona dove da secoli il predominio del bosco e degli acquitrini era stato pressoché incontrastato. Nella seconda metà degli anni Cinquanta l’ONC, Opera nazionale combattenti, espropriò terreni della tenuta demaniale di Persano (1215 ha) e della S.A.I.M. (927 ha) che suddivise in “poderi” di 5-8 ettari in attuazione delle leggi di Riforma Agraria. Di norma si adottava l’insediamento sparso, facendo sorgere ogni casa colonica sul rispettivo podere o a non più di 3 km e con un “Centro di servizi” in mezzo alla rete poderale. La zona Ionta presentava però un problema, con una superficie di circa 400 ettari, ubicati tra i fiumi Sele e Calore, era (è) soggetta a periodiche alluvioni. In coincidenza con le piene dei fiumi, le mareggiate prodotte dal libeccio ostacolano il normale deflusso del Sele, un tipico fenomeno di rigurgito trasforma la Ionta in vaso naturale di espansione. Ciò evita più distruttive tracimazioni e rotture degli argini lungo il tratto terminale. L‘unica soluzione abitativa possibile, dunque, era rappresentata dalla costruzione di borghi residenziali in posizioni al sicuro dalle piene. Anche se si valutò la costruzione di un unico grande borgo, con oltre 90 fabbricati, sulla sponda sinistra del Calore, venne alla fine preferita la realizzazione di due borgate: Scanno e S. Cesario, a monte e a valle dell’area. Tra il 1957-1958 giungeva così a compimento il progetto di sistemazione idraulico agraria e di insediamento urbano in quest’area alla sinistra del Sele. La terra, ovvero il suolo, l’ambiente naturale e selvaggio su cui l’uomo intraprende un’azione trasformatrice, diventava territorio perché in quello spazio l’uomo realizzava strutture e condizioni adatte alla propria vita, ne faceva un’entità sociale, economica e amministrativa. Rievocare quei trascorsi è culturalmente e civilmente essenziale per conoscere questo territorio nello spazio e nel tempo, nonché per comprendere più chiaramente le interazioni sociali ed economiche attuali. Al fondo c’è l’intento di valorizzare risorse culturali che sappiano introdurre elementi innovativi nel rapporto con la tradizione e favorire più diffuse forme di partecipazione. Inoltre, offrire visibilità a quest’area della piana alla sinistra del fiume Sele, in una fase difficile per l’immagine della Campania, fa assumere grande importanza ad un’azione che recupera e aggiunge conoscenze fondamentali alla scoperta/riscoperta di un territorio". Nella foto sotto una processione Al Feo negli anni Trenta.

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