I PARTIGIANI DELLA PORTA ACCANTO. "resistenti" di Altavilla, Albanella, Capaccio e Roccadaspide
Li ha rimossi perfino la letteratura resistenziale. La lotta di Liberazione parlò anche meridionale, soprattutto in Piemonte. Furono oltre 4mila i giovani “terroni” che animarono le vicende in Piemonte che ci hanno raccontato Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Elementi preziosi, i meridionali, perché erano già armati e in possesso di un’educazione militare. E liberi, poiché repubblichini e tedeschi non si potevano rivalere sulle loro famiglie, che risiedevano nel Regno del Sud dove, fin dalla primavera del 1943, l’occupazione Alleata procedeva spedita. Ciccio Di Feo, vent’anni, alla guerra delle Langhe del Piemonte, combattuta tra i filari dei vigneti pregiati, c’era. Soldato di leva è colto dai fatti mentre è sotto le armi nell’Italia del Nord. All’anagrafe è Francesco, ovviamente, ma sarà “Ciccio”, per tutta la sua vita. Partecipa all’occupazione di Ivrea, aiutando a sottrarre l’importante centro industriale e culturale piemontese ai tedeschi. Sebbene gli eventi più importanti si svolgessero prevalentemente nelle regioni del Centro-Nord, bisogna considerare il contributo di sangue dato da cittadini meridionali alla lotta di liberazione. Dagli studi storici che hanno analizzato le bande per composizione sociale, si evince che furono circa 4.000 i partigiani meridionali in Piemonte. Qualche altro migliaio furono in Liguria. La maggior parte di loro erano operai immigrati, altri furono ex militari sbandati dall’esercito dopo la firma dell’armistizio (8 settembre 1943). Tra le motivazioni c’era il no all’allinearsi all’ormai ex alleato tedesco e la fedeltà al giuramento prestato che era primo per l’Italia e il Re, e solo dopo per il potere politico del momento. Ad Altavilla, ma anche nei centri vicini, si è parlato sempre poco e sottovoce. Nessun cenno ai protagonisti che erano partiti da queste terre. Per la prima volta si cerca di colmare la lacuna. Si tratta senza dubbio d’importanti storie immerse in una pagina buia della storia italiana e sconosciuta innanzitutto ai compaesani dei protagonisti. Il risultato è che si nascondono pagine di storia importanti, ignorate dalla stragrande maggioranza dei cittadini e purtroppo nascoste e non divulgate da chi potrebbe o dovrebbe farlo! Storie che hanno come protagonisti ragazzi sui vent’anni che è importante far conoscere ai loro coetanei di oggi. Gli archivi storici ci restituiscono le gesta patriottiche di Romualdo Cafaro (10/3/1913) mentre era prigioniero nei Balcani; Francesco Di Feo (19/3/1924) fu prigioniero dei tedeschi dall'11 settembre del 1943, Di Feo fugge dal campo di concentramento austriaco alla vigilia di Natale per tornare in Piemonte dove è nuovamente attivo nei gruppi partigiani, in particolare nella Settima divisione “Garibaldi”, opera tra la Val D’Aosta e il biellese, prese parte all'occupazione della città di Ivrea; Fiorentino Iorio (20/11/1917) sia in Grecia che in Iugoslavia collaborò con le brigate partigiane; Vito Romagnuolo (26/5/1921) collabora dal 1943 al 1945 con i partigiani albanesi. Di rilievo è anche la storia patriottica dei coinvolti nell’olocausto di Cefalonia. Biagio Paruolo, artigliere della Divisone Acqui dislocata nell’isola greca di Cefalonia nell’ultimo conflitto mondiale, scampa per miracolo, insieme al compaesano Pasquale Acito, all’eccidio perpetrato dai Tedeschi nel settembre 1943. A Paruolo toccò la sorte di sparare il primo colpo contro i tedeschi, quando i militari italiani decisero di difendersi e reagire. Si accese una battaglia, Biagio fu ferito a una gamba e ricoverato nell’ospedale di campo. La loro avventura non finisce qui: c’è un naufragio in mare, con oltre sette giorni trascorsi digiuni, che è il meno, ma fortunosamente attaccati a una tavola, e poi un lungo soggiorno in un lager tedesco. Acito e Paruolo tornano a casa ma sono sempre restii a raccontare la loro storia per paura di non essere creduti!
Commenti
Posta un commento