Il caso di ETTORE MAJORANA, parla il nipote: “Scomparso per motivi personali durante il 1938 nel Cilento”



di Oreste Mottola orestemottola@gmail.com

Ettore Majorana è un brillante fisico atomico, docente all’università di Napoli. Una sera di marzo del 1938, scompare per sempre da Napoli dove è docente all’università. Verrà avvistato nel Cilento, a Perdifumo, in una vasta campagna con vista su Castellabate e Punta Licosa. Stefano Roncoroni, regista, autore televisivo e saggista residente a Roma. Sua nonna era la sorella del padre di Ettore Majorana. Dagli anni Sessanta, Roncoroni studia le carte di famiglia, cui ha accesso prima e meglio di qualsiasi altro studioso. Perché il giallo originato da quella scomparsa è il caso più avvincente d’Italia anche con il concorso dello scrittore Leonardo Sciascia. Il saggio “Ettore Majorana lo scomparso e la decisione irrevocabile”, dove Roncoroni, liberato dall’osservanza ai segreti di famiglia, spiega il suo punto di vista, E esclude – anche se dice che gli sarebbe piaciuto – le ragioni politiche o di spionaggio internazionale. Molto semplicemente, solo per carattere personale. Anche se qualcuno però, molto in alto, non volle correre rischi. Era il periodo che vedeva altri due scienziati atomici, Enrico Fermi andarsene in America, anche per proteggere la moglie e altri familiari ebrei, Bruno Pontecorvo approdato in Urss. In qualche maniera qualcuno accelerò il presunto proposito suicidario del giovane Majorana? «Io ho sempre visto il caso Majorana come un grande gioco d’intelligenza, preservandolo da ogni fantasia. Sono convinto che sia andato via per una serie di motivi che non gli rendevano più possibile vivere una vita normale», dice Roncoroni. Si è tirato in ballo la sindrome di Asperger e un sospetto di omosessualità difficile da confessare a una tradizionale e potente famiglia siciliana del tempo. “Io mi sento in condizione di dire che la questione della sua scomparsa si possa chiudere a quel tempo e a quei luoghi. Sul resto, no…” Il padre e lo zio di Roncoroni si tratterranno a Perdifumo nei mesi di aprile, maggio e giugno del 1938. Parlano con le persone che settant’anni dopo ancora ricordano. Lo fanno alla luce del sole, e quindi anche del poliziotto dell’Ovra, incaricato dal capo della Polizia di seguirli ma con discrezione. I Majorano vanno e vengono diverse volte, ma per un mese intero non si muovono. Discutono a lungo con lo scienziato che gli esprime il desiderio di non rientrare più nella “vita normale”. Se ne sente fuori. La polizia fascista secondo Roncoroni chiuse semplicemente un occhio dinanzi a quella famiglia influente, che si poteva permettere una ricompensa di trentamila lire a chiunque avesse ritrovato Ettore, e archiviò il caso in fretta e furia». Niente conclusioni di tipo personale però: “Majorana decise di scomparire per motivi personali. Questo però fece comprendere in alto il valore del personaggio. Di fronte alla decisione di non ritornare, comunicata ad alcuni stretti parenti, in un colloquio durante un incontro a Perdifumo, in ambienti degli allora servizi segreti, maturò la decisione di aiutarlo nella sua sparizione. Gli avvistamenti qua e là in Sudamerica puzzano di falso”. Le ombre aumentano. «Possiedo una serie di notizie e informazioni. Alcune provengono dalla famiglia e sono vincolato a non rivelarle. Poi ci sono dei punti fermi. La polizia smette di cercarlo ufficialmente in data 22 aprile 1939 e che con decreto del 6 dicembre 1938 del ministro dell’Educazione Nazionale gli viene cancellata la cattedra, dichiarandolo "dimissionario". Ancor più probante la lettera del 22 settembre 1939, che conservo dal 1964, scritta dal gesuita padre Ettore Caselli al fratello di Ettore, Salvatore, il quale vuole istituire una borsa di studio per l' educazione di un missionario intitolata a Majorana”. Lei però, Ettore non l’ha mai conosciuto? «Ettore è scomparso due anni prima che io nascessi. Mi sono da subito interessato a lui perché all' età di tre anni, mentre eravamo sfollati insieme ai Majorana a Monte Porzio Catone, conobbi la zia Dorina Corso, la madre di Ettore, che sarebbe morta nel 1965. Donna invecchiata male, con i baffi, le grosse sopracciglia, gli occhi scuri penetranti e una voce roca e forte. La prima volta che la vidi mi fece paura, malgrado fosse molto affettuosa e gentile. Qualcuno, vedendo il mio turbamento, mi spiegò che la zia era così perché "aveva perduto un figlio che era scomparso". In ultimo confessa come anche a lui una bella “spy story” internazionale, sullo sfondo di Punta Licosa, sarebbe preferita allo stillicidio di illazioni sul carattere del suo illustre parente. Nel periodo in cui Majorana si rese introvabile, le future nazioni belligeranti, Stati Uniti tra i primi, avevano cominciato una massiccia e selettiva cooptazione dei migliori scienziati atomici. Certamente qualcuno dei suoi vecchi compagni, secondo il pronipote, avrà chiamato Majorana, ma lui rimase fermo sulla sua decisione irrevocabile di non tornare mai più indietro. Nessuna seconda vita, una sola già gli pesava!

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