RISTAMPA ANASTATICA DELLA "COLLINA DEGLI ULIVI" il libro del 1992 su Altavilla Silentina - la nuova prefazione


di Oreste Mottola 

Il libro - guida "La collina degli Ulivi" ? Oggi mi sento dire che si tratta di una scommessa vinta. All’epoca della sua ideazione e poi scrittura, fine anni Ottanta, non mi apparve così. "Per poco più di un anno una ventina di ragionieri, maestre, periti industriali e quattro laureati (scienze politiche, giurisprudenza, pedagogia e veterinaria) si sono cimentati con la storia, l'arte e l'economia di Altavilla Silentina. L'originalità dell'approccio - scrivevamo nel 1992 - ci sembra che possa prevalere su qualche improvvisazione" . Dimostravo sicuramente ottimismo a essere buoni , ero giovane anch’io. Le improvvisazioni furono più d'una. Con i miei articoli giornalistici tentai di nobilitare, ma non manipolare,  il tutto. Il risultato finale fu abbastanza apprezzato, sicuramente perché fresco ed originale. I redattori, selezionati inizialmente burocraticamente dal collocamento del tempo, furono organizzati e coordinati da me, e in un anno raccontarono il paese in tutte le sue sfaccettature. "Lasciamo una traccia duratura del nostro lavoro" era il mio  intercalare a quei tempi. Sapevo bene che in due tre anni palizzate e panchine di legno si azzeravano. Quel finanziamento avremmo potuto placidamente consumarlo in maniera più tranquilla. Come si usava. Mettendo le carte a posto e dormendoci su. Invece ci sobbarcammo un compito extra oggettivamente superiore alle nostre forze. Con litigi e incomprensioni, anche dure che forse non abbiamo ancora smussatoSiamo qui a riparlarne ancora oggi, dopo oltre un quarto di secolo. Tutti i protagonisti, anche quelli che si occuparono solo di attività manuali, ne uscirono con più conoscenze. Una scommessa vinta, dicevo, intanto perché il libro uscì, e questo nemmeno era scontato. Ornella Pomposiello, l’unica tra di noi che padroneggiava la videoscrittura, lo compose sulla tastiera. Io per almeno tre mesi tentai di farci un po’ di editing. Attività banali, oggi. Difficili con i mezzi di allora. Successe di tutto, capitoli dove saltarono le è accentate si trasformarono in congiunzioni, spazi interni non pareggiati. Lo si pubblicò perché io, e qui lo confesso, misi in scena una sorta di scambio politico con la parte del Pds, evoluzione fresca fresca dell'allora Partito comunista che faceva capo a Andrea De Simone, allora potente presidente dell'amministrazione provinciale. La maggioranza della sezione - dove io aderivo - era con De Luca e io aprii una breccia a favore del suo nemico. Non c'era altro modo per trovare i fondi per pubblicare il libro. L’editoria costa oggi ed era assai più costosa ai tempi. Vittoria, si diceva. Sì a giudicare con gli occhi dell'oggi, nel vederne gli esiti successivi e nel numero degli altavillesi che disquisiscono di chiese, del castello, dell'archeologia, dell'aneddotica paesana più varia. E poi il l'aver riannodato alle vicende paesane gli Ermanno Guerra, Renato Aymone , Guglielmo Di Agresti e Paolo Tesauro Olivieri ai quali feci raccontare - per la prima volta - il loro rapporto con il paese. Pochi anni dopo c'è anche la ristampa del libro dei Ferrara che un coraggioso comitato Festa di S. Antonio, guidato dal professore  Bonaventura Reina, volle riportare alla luce e con relativa distribuzione a tutte le famiglie di Altavilla. Segue "Il Balordo" , opera del grande romanziere Piero Chiara. In pochi anni, nelle nostre case, c'è un corpus di opere che restituiscono a tutti noi l'orgoglio dell'appartenenza comunitaria e la cultura locale si democratizza uscendo dal giro dei soliti colti per passare anche agli incliti "della guarnigione" , come nell'Ottocento si definiva il passaggio anche al volgo delle modalità della fruizione culturale. Quel che dopo ne seguì e cioè associazioni e giornali, tra le quali mi piace ricordare la prima "Altavilla Viva" e la rinata Pro Loco, aprì un varco largo in paese. L'epilogo attuale, molto felice, è condensato nell'associazione "Eco del mito" , dove convivono felicemente i miti della nostra tradizione classica, i racconti della nostra tradizione e forme moderne finanche di avanguardia. Nel punto di svolta di questo cammino noi c'eravamo. L'elenco delle persone è pubblicato nel volume e a questi io devo aggiungere Gerardo Fasano, Rosario Lucia, Luigi Cembalo, Otello Mordente e Riccardo Iuliano. Gli stessi che poco dopo il terremoto del 1980 immaginarono la trasformazione del boschetto della Foresta in parco pubblico e - con quattro soldi - lo realizzarono con l'aiuto di tanti volontari. Anche così si contribuisce al percorso di "un paese del fare" che scrive le sue pagine più alte quando riannoda la cultura e la storia alle complessive vicende comunitarie. Venticinque anni fa, da giovanissimi e inesperti molti di noi diedero un contributo che regge bene al tempo che corre e cambia persone e cose.

 

P.s. Un pensiero affettuoso e dolente va al “Rosso” Alessandro Lettieri e Tonino Cembalo, nostri compagni in quell’avventura, che il destino crudele ha portato via ai familiari e a noi tutti

Altavilla Silentina, 2 gennaio 2017 

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