LE SOPPRESSATE DI MAIALE GRADITE AI BRIGANTI E SCHIFATE DA INGLESI E SVIZZERI

 


Nelle foto: il diario di Lichtensteiger (l'accompagnatore di Wenner) recuperato e ristampato da Ugo di Pace - il brigante Gaetano Manzo e il giornalista e storico della fotografia Ugo di Pace




Una banda di briganti di Acerno, composta da pastori, caciai ed ex soldati borbonici, guidata da Gaetano Manzo, uomo assai fotogenico, che scrive e legge, sequestra inglesi e svizzeri sulla strada da Salerno e Paestum. Ne ricava somme ingenti date come riscatto.  Nelle testimonianze che sono oggi arrivate a noi, i memoriali dei rapiti, ne viene fuori un vero e  “scontro di civiltà” tra gli inglesi assai intellettuali e l’industriale Wenner. Per quasi quattro mesi vivono tutti assieme. Un giorno Manzo compie il più identitario dei nostri riti: l’uccisione del male. L’animale  comprato dall’addetto alle provviste, viene trascinato, sgozzato, sbudellato e squartato da Manzo, che si intendeva anche di quello. Una parte della carne fu salata e conservata dentro alcuni vasi, sotto la neve. Il resto si consuma lì sul posto. Compreso budella ed interiora. E il sangue che diventa sanguinaccio, un dolce sopraffino, ai tempi e non solo per chi viveva alla macchia. I prigionieri inglesi ed i svizzeri  inorridiscono e rifiutano. Si astengono per questioni igieniche e un po’ per sensibilità animalista. E questa usanza delle popolazioni indigene, quasi barbarica, non la sopportavano. Gaetano Manzo, da Acerno, non mise in serio imbarazzo il governo italiano  solo per questo. Era il 1865 quando presso Battipaglia, i turisti inglesi Moens e Murray-Ansley, di ritorno a Salerno dopo una gita a Paestum furono catturati. Presi con l'inganno da falsi venditori di mozzarelle con i loro banchi improvvisati. Poi toccò al giovane Federico Wenner, della nota famiglia di industriali svizzeri proprietari di importanti manifatture cotoniere presso la zona di Fratte, oltre al suo precettore. Manzo li tenne sequestrati per oltre quattro mesi. Durante questo lungo periodo fu assai dura la situazione alimentare degli “ospiti”. Entrambe le vicende sono state sono state  ricostruite da Ugo Di Pace nel libro “Quattro mesi tra i briganti” edito dal cavese Avagliano nel 1984. Il cotoniere Wenner forse aveva già potuto apprendere alcune “usanze” dei luoghi. Per i due giovani inglesi fu assai più duro. I frequenti contatti dei briganti  con i pastori e la gente di masseria rendevano agevole l'approvvigionamento di insaccati, formaggi, pane, uova e carne.Nelle bande brigantesche tuttavia non erano escluse le grandi refezioni collettive con tanto di brigate di cucina e palchi improvvisati. “Eravamo nei pressi del mare quando superammo una casa e l'uomo mandato a vedere ritornò con una grande quantità di pane scuro asciutto e duro dalla forma rotonda. Ci offrirono -  racconterà poi Wenner - un pezzetto di salsiccia dura chiamata supersata ma dopo aver discusso insieme sulle sue qualità dicemmo che non ci piaceva. Risero e il capitano disse: - Tra poco vi piacerà, il che veramente accadde”. Facile immaginare che le grandi camminate di quattro mesi e attraverso mezzo provincia, da Montecorvino Rovella a Campagna e poi Polla, la fame la fecero arrivare anche agli europei. Che capitolarono e mangiarono tutto ciò che la “mensa brigantesca” offriva.  E che gustarono assai. Comprese le interiora degli animali considerate davvero disgustose che facevano invece storcere la bocca all'inglese Moens: «È stato solo dopo un certo periodo che sono riuscito a mangiare questo cibo; innanzitutto la curiosità e poi anche la fame mi hanno spinto a mangiare la mia porzione. Per questo motivo imparai ben presto quanto fosse poco saggio rifiutare qualcosa”.Io ero così affamato, che pregai mi si desse un po' del grasso crudo, di tre settimane, che essi tenevano per ungersi gli stivali. Mi sforzai di trangugiarlo, dopo averlo masticato per un quarto d'ora, ma dopo un tal tempo era così vischioso come da principio. Tre pezzettini mangiai di quella robaccia spaventevolmente rancida. Io andavo ogni giorno divenendo sempre più debole, finché alla fine mi mancò la voce, e non potevo più parlare che col più dimesso bisbiglio; e da ultimo giacqui disteso per terra pregando che mi uccidessero».  Un’altro di loro, lo svizzero Lichtensteiger, scriverà che, malgrado essi fossero laceri e sporchi, alla liberazione sono addirittura in sovrappeso. Benefici della dieta mediterranea anche litteram. 

Oreste Mottola

Pubblicato sul "Quotidiano del Sud" del 18 aprile 2021 - Riproduzione riservata al Qds




Commenti

Gli articoli più letti

BATTIPAGLIA AVERSANA. La storia di due agricoltori che hanno scoperto l'antico porto sul Sele e Tusciano

ALBURNI, IL MIRACOLO DELLE FRAGOLINE DI ANTONIO

Agostino Cembalo, l’ingegnere che vola in Francia Lavora sulla meccanica dei fluidi e sul risparmio energetico delle auto

ALBANELLA. Nuovo sindaco cercansi. C'è chi ipotizza gli "stranieri": da Giovanni Santomauro ad Antonio Marra

Valva, aristocratica e misteriosa terra sulla via del grano da Eboli a Matera Fu allungata nelle proprietà del marchese di Valva per dotare il suo feudo di una strada, a spese dello Stato

ALTAVILLA. IL PAESE PIU’ IMPORTANTE DELLA PIANA DEL SELE

CLOONEY, TREDICI ANNI FA L'INCIDENTE AUTOMOBILISTICO A FELITTO

Serre, paese teatrale che non si prende sul serio. Con Gerardo Chiumiento alla scoperta del carattere dei serresi

PERSONAGGI. Fabio D’Onofrio, un piede nel passato e la testa nel futuro. L’agricoltore più moderno che c’è

E' SALERNITANA (DI PAESTUM) LA MOZZARELLA PIU' BUONA