Serre, la vita delle libere donne della collina delle ginestre



Serre, la vita delle libere donne della collina delle ginestre
di Oreste Mottola orestemottola@gmail.com
“Le donne di Napoli sono tutte delle mamme/le donne di Napoli si gettano tra le fiamme. Le donne di Napoli, Dio, ma che bella invenzione/ riescono a ridere anche sotto l'alluvione…”.
Francesco Baccini… Le donne di Modena


Il nome del paese non tragga d'inganno. Non c'è niente di serrato a Serre. Qui hanno l'orgoglio e le impennate degli antichi lucani, il popolo che più di altri ha dato l'impronta all'attuale Cilento. Su quella base hanno lavorato e levigato le asprezze. Con un'accelerazione che dura da due secoli e mezzo. Sì, da oltre duecentocinquant'anni questo è un paese che, almeno per la Piana del Sele, funge da laboratorio sociale e culturale. E' attraversato in lungo dalla strada che collegava Roma con il resto del Sud: prima Popilia e poi "via delle Calabrie", occasione di scambi economici e culturali, e all'interno ha assorbito gli influssi della raffinata mondanità del sito reale di Persano e di un mondo militare "di casa" nei posti napoletani e romani dov'era il potere.

CAFONI IN RIVOLTA. I serresi nell'oscillare fra queste due polarità ne hanno ricavato un'identità paesana che li contraddistingue nettamente dalle comunità vicine. Senza però, mai dimenticare quell’impronta contadina, proprio quella di Giuseppe Melchionda ha usato per titolare il suo fortunato romanzo “Cafoni in rivolta”. "I serresi sì che sanno fare. Mica sono come noi altavillesi, buoni solo a lavorare dalla mattina alla sera", mi ripeteva il mio vicino di casa Domenico Cennamo, il contadino che campò 107 anni, leggendo ogni mattina il giornale senza mai usare occhiali.

A CACCIA CON IL RE. "Oggi il Re ha ammazzato 19 cinghiali, 5 capri, ed una volpe", scrisse il 20 dicembre del 1757 Luigi Vanvitelli al fratello Urbano. I paesaggi naturali e le atmosfere di questi luoghi sono da sempre molto suggestive. Stregarono Carlo III ed i suoi successori. Sullo sfondo sono i grandi boschi di pianura, a ridosso dei fiumi, dove il brigante Gaetano Tranchella diede per anni filo da torcere ai piemontesi. Fu l'ultimo di una serie. Più all'interno, nella Casina di Caccia e nelle caserme, ecco la vita con le languide baronessine, le mogli e le figlie dei comandanti del presidio militare. E poi le consorti dei guardiacaccia e gli stallieri. Molte di loro erano scelte fra le più belle delle figlie dei contadini per via del "posto" sicuro dei mariti. Questi ultimi erano quelli che allevavano, per l'Esercito, ma anche per i grandi concorsi ippici, il cavallo di razza Persano, ottenuto dall'incrocio alternato di cavalli arabi con cavalli inglesi. "Persano" erano i cavalli montati dal Savoia cavalleria, nel 1942, durante l'ultima eroica carica di Isbusenskij. Un Persano era Pagoro, che saltò i 2 metri e 47 cm alle Olimpiadi Helsinki con in sella il capitano Raimondo D'Inzeo. Le donne di Serre si sono sempre fatte notare, sbaragliando la concorrenza di quelle degli altri paesi che pure si affacciavano su Persano. Perché – sostengono qui – sono di carattere più aperto, meno bigotto, già pronte per stare in società. Le discendenti di queste donne continuano a farsi notare. Belle, fiere ed arrabbiate. Di natali nobili o nobilmente briganteschi e contadini: Teresa e Brigida, Monica, Milena e Miranda, Elisa e Ada, Debora e Gerardina, e tante altre per sei mesi hanno difeso con le unghie Valle della Masseria, località all'interno dell'oasi regionale del Wwf di Persano. Sono state loro a guidare la lotta. Si sono mosse come le donne di Napoli cantate da Luca Carboni. Hanno dato l’anima per quell'immensa distesa di verde e di giunchi tra l'argilla. Con un lago che si è formato naturalmente: questa è la vera Valle della Masseria difesa dalle donne. Hanno presidiato la zona, dandosi il cambio, notte e giorno. Preparando da mangiare, spesso con qualche dolce, "per dare l'illusione che ci sia qualche momento di festa", mandando avanti la casa. Contemporaneamente andavano a lavorare, si occupavano dei figli. Non sono solo casalinghe ma contadine, insegnanti, medici, bancarie e tante studentesse. Chi veniva da fuori pensava che Valle della Masseria fosse solo una cava. Una cava la immagini nascosta fra le montagne, scura e buia, non certo una conca tra le colline ricoperta di erba e fiori, dove pascolano pecore, capre e mucche. Valle della Masseria è la vita, è il totem identitario di questa comunità, ci sono ancora le tracce delle antiche fornaci da dove uscivano i coppi necessari per coprire i tetti e i mattoni per il forno. Valle della Masseria era la vita. "Sai che fino a poco tempo fa l'acqua del fiume Sele si poteva bere?", dice Gerardina, che legge alcuni passi delle poesie che ha scritto in questi mesi, dedicate alla Valle. E le appendeva ai teloni del presidio: "Se vinceremo questa guerra noi ti faremo bella / Se ce la faremo ogni anno da te festeggeremo / E a te Sele mio, nessuno ti ama come ti amo io". E ancora: "Ma che ne sanno di te terra mia / che ne sanno della tua gente che sta soffrendo / La cava, ex cava, così ti chiamano. Ma quale cava? / Così ti hanno ridotto per farci dei soldi, ma tu non eri così / Tu eri bella, eri la mia terra / Quella splendida collinetta / dove si andava per lavorare e ammirare". "Che ne sanno - dice Gerardina - del grano, dei fiordalisi e dei papaveri? E dell'odore del fieno all'imbrunire, quando tutto taceva e si sentiva solo il rumore del fiume. O nel mese di luglio, quando c'erano le more, o dell'acqua fresca del nostro amatissimo fiume".

LA CULTURA. Sono colte le donne di Serre. Sono l'anima de "I marzaioli", associazione locale di poeti. Cristina Morriello è la "storica" di questi pezzi di società civile. Suo è il libro "La collina delle ginestre", (Salerno, Ripostes, 111 pagine), che non è solo una raccolta di otto racconti brevi ma un bel romanzo- saggio corale, con protagoniste le donne vere. Cinquant'anni di trasformazioni sociali, economiche e culturali corrono veloci. Sono vicende di dolore, di solitudine, di remoti ed ancora brucianti traumi, ma come se tutto questo fosse stato alla fine travolto dalla necessità di tornare a confondersi nel grande ventre di una comunità che accetta tutto. L'attenzione dell'autrice è rivolta più a fornire ritratti di donne veraci che ad indulgere ad improbabili incarnazioni di rituali letterari.
"La collina delle ginestre". Un libro per raccontare le donne di Serre
Fu a Serre che un giorno la tabaccaia e la fioraia del paese piantarono mariti e figli e se ne andarono a Genova, diventando per tre giorni e loro malgrado, le "Thelma e Louise" nazionali. Divenne l'occasione per parlare male, e cioè per luoghi comuni, della condizione femminile in quel piccolo paese accovacciato sulle strade che collegavano il nord ed il sud d'Italia. Esauriti quei fuochi fatui a capire quella realtà ci riprova oggi l'opera prima di una insegnante quarantenne, nata a cresciuta a Serre , quasi a ristabilire la misura con un libro che non è solo una raccolta di otto racconti brevi ma un bel romanzo- saggio corale, con protagoniste, le donne vere di quel paese. Cinquant'anni di trasformazioni vi scorrono veloci. Innanzitutto le libertà e le nuove solitudini portate dalla pillola e dalla scolarizzazione con gli orizzonti più ampi e la modernizzazione dei costumi di vita aperti dall'emigrazione. Da qui poi la Morriello ci porta con discrezione dentro quel terreno tutto femminile della confidenza "da donna a donna". Vi scorrono vicende di dolore, di solitudine, di remoti ed ancora brucianti traumi, ma come se tutto questo fosse stato alla fine travolto dalla necessità di tornare a confondersi nel grande ventre di una comunità che accetta tutto, tranne l'essere se stessi. L'attenzione dell'autrice è comunque maggiormente rivolta a fornire ritratti di donne veraci che ad indulgere ad improbabili incarnazioni di rituali letterari. Ed è per questo che la parte più riuscita del libro della Morriello sono proprio i ritratti al vetriolo che coinvolgono la generazione che ha oggi intorno a quarant'anni. Sono quelle stesse donne capaci di vedere un "prima", con una realtà femminile ancestralmente subalterna, ed un "oggi" con donne che sognano di evadere dalla gabbia di una vita quotidiana fatta di marito, figlio (spesso unico), ed un lavoro che non c'è o che non fa sognare. Questo libro ha, proprio per tutto questo, dignità sia di saggio che di opera meramente letteraria. Gli avevano sempre detto: "non s'è sposata perch da giovane dava troppa confidenza agli uomini". Invece la zitella zia Erminia da adolescente fu stuprata dal padrone dove era stata mandata a servire e le fu strappata anche la figlia: due tormenti che le condizioneranno l'intera esistenza. La nipote Mara viene rimandata dalla città al paese d'origine dallo psicologo affinchè possa ritrovare se stessa e scavando dentro il proprio vissuto scopre il dramma di sua zia. Giulia vive, o sogna, un pomeriggio ed una notte di passione nei vicoli medioevali del centro storico di Salerno. Barbara, dopo essere stata vista incontrarsi con l'amante nei boschi, tenta di rimediare alle "voci" di paese, che si aspetta implacabili, spandendo gratuite diffamazioni sulla sua più cara amica di cui, teme il giudizio. Rosa una ragazza che consuma velocemente e voracemente tutto, sa che non vivr a lungo. Rosaria una donna bellissima e per questo sposerà don Fernando, il signorotto del paese. Lei reagirà all' indifferenza del marito diventando prima l'amante del prete e poi sviluppando una complessa strategia seduttiva, riuscita, per riaccattivarsi il marito. Filomena è la donna arrampicatrice, che con il matrimonio rimedia ai suoi non esaltanti natali. Nina fa un bilancio dei suoi quarant'anni. La signorina Gina è la bellona del paese che non si sposa mai, ma che ogni giorno riceve una cartolina galante: di nascosto, essa stessa si scrive ed imbuca. In tutti i racconti torna prepotente il tema della voglia di "fuga" delle donne di Serre. C'è chi dice: "In realtà quella casa, quel paese, le stavano stretti. La opprimevano. 'Non mi fanno respirare', diceva al suo medico, quando gli parlava del suo problema. Ma nessuno la capiva". Un'altra più tranchant, dice: "Via da questo paese inutile, da questi morti viventi", con una, più pensosa, che riflette: "Doveva andare via, allontanarsi da tutti, per poter 'crescere', capire, conoscere la vita e diventare una vera donna". Ma quale è la chiave di lettura finale della "Collina delle Ginestre", ovvero di una Serre meno letteraria e più prosaica? Maria Cristina Morriello ce lo racconta insieme con Giulia, una delle sue eroine, che dalla finestra, si affaccia su di una pianura ricca di vegetazione, di case e di luci che si spengono in un invitante mare blu. "Immaginava che tutte le altre donne conducessero un'esistenza pi brillante della sua, più ricca di emozioni, di amicizie, di attività gratificanti, di viaggi". Poi vedeva le soap - opera, alla televisione. Ed ancora: Thelma e Louise, al cinema. Invece bisogna vivere oggi, nella realtà, anche a Serre. Sulla collina di quelle ginestre che a giugno sviluppano un odore che inebria e stordisce.

HACKERT. Un quadro: Caccia di Ferdinando IV a Persano di J.P. Hackert, non celebra solo la passione venatoria di quel Re, ma mostra come quell'attività potesse essere non solo un motivo di svago ma anche d'incontri mondani, galanti e politici. Reali, artisti e politici, in pratica i vip del Settecento europeo passarono per queste terre: lo scrittore Goethe, lo zar delle Russie, il Metternich e Hackert.

"A terra è a nosta e nun s'adda tuccà", cantavano i giovani serresi facendo eco alla canzone brigantesca di Eugenio Bennato. Già nel 1799 c'è già la prima "invasione" popolare delle terre del Re, con repliche nel 1920, nel 1947 e nel 1977-79, quando da queste parti andò l'ultima lotta per la terra conosciuta in Italia e contemporaneamente nasceva la prima area naturale protetta del Sud. Tempi diversi, allora di donne di Serre non se videro in prima fila, anche perché preferirono restare a casa o al lavoro per permettere a mariti e figli di partecipare. A distanza di venticinque – trent’anni i ruoli si sono invertiti.

2
Commenti: 1
Mi piace
Commenta
Condividi

Commenti

Gli articoli più letti

BATTIPAGLIA AVERSANA. La storia di due agricoltori che hanno scoperto l'antico porto sul Sele e Tusciano

ALBURNI, IL MIRACOLO DELLE FRAGOLINE DI ANTONIO

ALBANELLA. Nuovo sindaco cercansi. C'è chi ipotizza gli "stranieri": da Giovanni Santomauro ad Antonio Marra

Valva, aristocratica e misteriosa terra sulla via del grano da Eboli a Matera Fu allungata nelle proprietà del marchese di Valva per dotare il suo feudo di una strada, a spese dello Stato

ALTAVILLA. IL PAESE PIU’ IMPORTANTE DELLA PIANA DEL SELE

CLOONEY, TREDICI ANNI FA L'INCIDENTE AUTOMOBILISTICO A FELITTO

Agostino Cembalo, l’ingegnere che vola in Francia Lavora sulla meccanica dei fluidi e sul risparmio energetico delle auto

PERSONAGGI. Fabio D’Onofrio, un piede nel passato e la testa nel futuro. L’agricoltore più moderno che c’è

E' SALERNITANA (DI PAESTUM) LA MOZZARELLA PIU' BUONA

ALTAVILLESI DOC: ZIO ANTONIO DI VERNIERE DETTO PICCIRILLO