UMBERTO ZANOTTI BIANCO RACCONTA LA SUA PAESTUM




 

“Voi sapete che siamo in cerca dei resti di un santuario antico e l’inseguimento vostro è veramente ridicolo; ma veramente credete che sono venuto a complottare con le bufale?”, scriveva così Umberto Zanotti Bianco, il 4 aprile del 1934, al Prefetto che gli aveva messo due poliziotti alle calcagna che lo sorvegliavano mentre si muoveva, con Paola Zancani Montuoro, tra gli acquitrini e i boschi di canne ed altre piante acquatiche di Gromola. “Dopo due giornate tra le paludi e le boscaglie, animate soltanto da mandrie di bufale e da torme di uccelli migranti…”, scriverà dopo. Era il 1934 quando i due archeologi alla ricerca del famoso Heraion, presso questo manufatto iniziarono alcuni saggi di scavo: «La mia collega ... aveva tenuto a far subito un piccolo scavo presso la chiesetta diruta, poco lungi dalla mozza torre secentesca di guardia». “Sopportato” e discretamente sorvegliato nel 1941 verrà direttamente inviato al confino. La scoperta di Hera Argiva arriverà dopo vari tentativi. Dopo qualche decennio ci sarà quel “Museo Narrante” che tanto piace agli eterodossi tanto fa storcere la bocca ai puristi dell’archeologia. Chi oggi visita l’area archeologica di Paestum quasi certamente ignora che le attuali condizioni di tutela furono garantite dalla legge 220, fortemente voluta, nel 1957, proprio da Umberto Zanotti Bianco. È facile immaginare che, senza quella legge, i templi sarebbero stati sommersi da milioni di metri cubi di cemento, generosamente versati in nome di un improbabile sviluppo turistico. Non è un’iperbole, Agrigento è lì e suona come monito. E come monito echeggia, ancora oggi, l’ultimo, appassionato discorso pronunciato in Parlamento da Mario Alicata, allora direttore de l’Unità, al culmine della sua drammatica campagna di denuncia del sacco edilizio perpetrato nella Valle dei Templi. Se ancora non è così il merito è di Umberto Zanotti Bianco, che con Giustino Fortunato e Gaetano Salvemini, è stato uno dei principali protagonisti del Novecento nell’azione per il riscatto e il rinnovamento del Mezzogiorno. Erede della tradizione risorgimentale di Mazzini e Cattaneo, il liberale Zanotti Bianco nel 1910 aveva fondato l’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia con altri due personalità animate dai suoi stessi ideali, Pasquale Villani e Leopoldo Franchetti, e aveva poi contribuito a far nascere, nel 1955, «Italia Nostra», benemerita nella difesa del paesaggio e dei monumenti. 

Oreste Mottola RIPRODUZIONE VIETATA 

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