Fulvio Caporale, "A pruvence 'e Salierne a sunette",



Come spiegare la riuscita satira di Fulvio Caporale? Comincia da quel mettere in versi, in un inedito dialetto salernitano - lucano, seguendo gli stilemi dello sfottò elegante, sempre colmo di cifra culturale ma mai saccente, trasudante esperienze di vita, con dei bei ritratti di paesi e città, conditi di personaggi di varia umanità. C'è la vita, ed è tanta. Con gli uomini veri, quelli che dicono quel che pensano, mai voltagabbana per convenienza. Il genere mi ricorda quel che accadeva sovente durante le campagne elettorali degli anni Cinquanta e Sessanta. La contingenza della lotta faceva nascere quella satira che s'abbatteva sì sugli avversari, cattivissima, ma senza mai avere cadute di stile. Fulvio Caporale, che è nato nel 1940, dichiara spavaldo la sua età, ma è un giovanotto nel portamento e nell'anima, queste atmosfere le ha respirate. Sia pur bonariamente, ma molto piccato, fa notare che il coetaneo Bruno Venturini, ha il vezzo di, oltre a tingersi i capelli (lo diciamo noi) , di togliersi ben 10 anni. Ricorda all'amico che è inutile far dire sui palchi (ma - si chiede - chi paga?) d'essere la reincarnazione di Caruso. Siccome nessuno te lo dice - sussurra Caporale - te lo dico io. Non ci somigli proprio. Ma ti basta la voce che Dio ti ha dato". Qui c'è tutto l'esprit di questo 'fascista' che mai ha rinunciato al culto della verità. Quest'assaggio dimostra che è tutta da gustare questa ultima sua fatica: "A pruvence 'e Salierne a sunette", 58 pagg., 8 euro, edita dal Centro Culturale Studi Storici di Eboli. Fulvio Caporale lo ricordo misurarsi, con aria accigliata, con un Mike Bongiorno ancora in piena forma. "Ma lei non sorride mai", lo rimproverò Mike, quando il professore irruppe in una puntata di "Rischiatutto", esperto, se non ricordo male, degli impressionisti francesi. Perché Caporale è stato sempre l'uomo che ha padroneggiato spettacolo, politica e cultura. Il suo ultimo delizioso libretto è pieno delle sue straordinarie scudisciate. Da quella contro i toscani, che a colpi di fiorini, imposero il loro idioma a tutta l'Italia che era ancora da fare. Della scuola, dove ha trascorso decenni, gli manca solo il rapporto con gli studenti ma non quello coi colleghi ("Tra colleghi c'era un solo argomento di conversazione: il mondo è alla rovescia/ l'ignorante si fa i milioni/ ha già perso chi possiede la cultura. Io non la vedo quest'antinomia: soldi, cultura non c'è differenza, i professori che mi ricordo io, non tenevano soldi e manco la scienza!"). E dei posti dove ha abitato: da quella Bellizzi che pur figlia a metà, sia della Battipaglia della fatica dei contadini contro la malaria per fare il "miracolo" della piana, come della Montecorvino Rovella della tradizione e della storia, oggi va cercando "vacche a Ruelle e arte a Battipaglie!. Questa non è la prima opera poetica sfornata da Fulvio Caporale, già maestro elementare, poi professore di liceo e fine autore di canzoni. Per i tipi di Laterza, sempre di poesia, ha già pubblicato "Come fosse primavera". In quest'ultimo libro c'è di tutto: la polemica letteraria, (La questione della lingua), di vita, (O' cumpagnielle 'e scole, e prufessure), politica ('A socialdemocrazie). Il tratto caratterizzante è sempre quello dell'invettiva colta. Pieno di quella cultura vera, che non si piega ai compromessi, giacchè: "per la presentazione di questo libro, non intendo organizzare riunioni, nè fruire del 'maquillage' di una prefazione partorita dagli sfinteri cerebrali nobilissimi (e costosi!) di un cosiddetto "accademico", principalmente perché sono convinto che non ci sia quasi niente da aggiungere o spiegare in un libro di poesie". Ecco tornare la "vis" di Fulvio Caporale. Continuando a giocare su quel bel "vutamme 'a cronache a puisie", o a 'mbruglià' 'e carte 'nfacce a 'stu destine!. Professore, metti sempre la poesia nella cronaca affinché si riesca a dare un senso alle nostre vite. Anche imbrogliando, fino a quando ci riusciremo, le carte del nostro destino. Conservati sempre così, Fulvio. Da vero “hombre vertical”, come ti definirebbero in Spagna.

[Oreste Mottola orestemottola@gmail.com - wattsapp 3384624615]]

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