Vincenzo Aita, dalle lotte contadine all’amicizia con don Alfonso Iaccarino Vincenzo Aita, dalle lotte contadine all’amicizia con don Alfonso Iaccarino
Megafonata, amplificata e dal vivo è la voce di Vincenzo Aita che fa da colonna sonora del documentario di Gerardo Chiumiento, trasmesso trent’anni fa dalla neonata terza rete Rai e che raccontava la lunga lotta contadina di Persano . Ed i tanti che sono passati per le sezioni del Pci, prima e dopo di quei momenti, sono in grado di ricordare il più celebre dei suoi intercalari, quel “queste questioni”, che segnalava però quante diverse sfaccettature della questione sociale ed agraria della Piana del Sele fossero a sua conoscenza. Così come, per storia familiare per via di suo nonno candidato alla costituente, e conoscitore della Divina Commedia anche per saperla recitare a memoria, è il depositario di fatto della storia di più generazioni della sinistra di Eboli e dintorni. E’ da queste serie di circostanze che discende quell’apparente alterigia che spesso finirà per isolarlo e renderlo “antipatico” a molti che proprio dalla sua stessa storia derivano. Sui banchi di scuola ci resta poco, ma fa in tempo a passare per quelli gloriosi e centenari di S.Antonio, laddove c’era l’Istituto Tecnico Agrario. Ma altre urgenze premono e, come si spiega nell’articolo che è nella stessa pagina, prende la via del lavoro ed anche della fabbrica. E’ un giovane operaio, quando assiste ai fatti di Battipaglia del 1969, e dalla riflessione su quei eventi trova il modo per sviluppare una linea diversa quando, nel 1974, è Eboli a sussultare. Tradizione e modernità sono i due tempi che coniuga più volte nella sua azione politica. A Napoli, presso la Regione, è consigliere regionale e poi assessore, a Bruxelles è eurodeputato. In mezzo ci mette le scelte nette che compie nella sua Eboli dove si distingue per il contrasto verso l’altro astro nascente: Carmelo Conte. Non si prende con l’ex ministro, con le vecchie storie relative alla gestione delle terre pubbliche, ed i contrasti relativi, portate avanti per altri diversi decenni. Nel frattempo però non è riuscito più a colmare le differenze accumulate con una parte della sinistra, già comunista, di Eboli che gli ha sempre rimproverato di aver guardato con molta simpatia a quel Massimo Cariello che dopo aver “sgarrettato” Rosania alla fine ha solo fatto in modo di regalare la vittoria un’altra volta a Martino Melchionda. Ma Aita è ormai lontano da Eboli ed il 6 luglio 2009 si gode il successo mondano perché nel chiostro dell’edificio conventuale sede del palazzo di Città di Campagna fa svolgere la cerimonia nuziale che lo vede impalmare Anna Maria Ruggia. “circondati da un ristrettissimo numero di amici e parenti degli sposi”, dicono le cronache. Tocca ad un altro suo antico compagno di lotte, Biagio Luongo, oggi sindaco di Campagna, indossare la fascia tricolore, e condurre la cerimonia: ”con la lettura degli articoli del codice Civile, nel silenzio attento e nella emozione visibile dei presenti, specie quando il Sindaco ha pronunciato la frase di rito – “vuoi tu Vincenzo in sposa la qui presente Anna Maria e….” – al fatidico – “SÌ” – pronunciato da entrambi gli sposi è seguito e un bacio e un tenero abbraccio tra gli applausi. Una cerimonia nuziale sobria, breve ma intensa, che ha visto coronare il sogno degli sposi. I testimoni di nozze di Vincenzo e Anna Maria sono sono stati Ottavio Fusco, ex sindaco di Positano ed Ernesto Iaccarino, patron del mitico ristorante “don Alfonso” a S.Agata dei due golfi, con le rispettive signore”. Chiudiamo qui il resoconto del cronista simil Harmony. Ma Aita non è certo acquietato e tranquillizzato e, nei mesi scorsi, ha con veemenza difeso la memoria delle sue vecchie contadine dalle revisioni introdotte dal giovane storico Peppe Fresolone. Rivaluta l’operato di coloro che portarono avanti la Riforma Agraria ‘noi comunisti allora buttammo via il bambino insieme all’acqua sporca’. Le nostre lotte contadine che non furono la classica jacquerie contadina. Condotte ad Eboli da giovani intellettuali (Vignola, Perrotta, Sparano, Manzione e Cassese) ma anche da popolani evoluti com’era il nonno di Vincenzo.. La Piana del Sele è la zona della Campania dove l’esperimento ha funzionato meglio. Nacquero così i borghi di S. Lazzaro a Serre, Carillia ad Altavilla, Spinazzo e Gromola a Capaccio. Anche Eboli e Battipaglia vennero investiti dall’esperimento di nuova democrazia economica. Vennero create poi le strutture di servizio: con il Concoper, la Semel e l’Ilka. ‘La filiera agricola l’avevano già inventata loro’, commenta Vincenzo Aita. E’ lui il comunista che rivaluta apertamente quella stagione della nostra storia. ‘Miserabile era lo spettacolo dei braccianti che ad Eboli sotto l’Arco di S. Caterina aspettavano che il caporale li scegliesse per portarli a lavorare. L’unica nota lieta era il profumo del pane e della cipolla e della frittata che si portavano appresso per sostentarsi durante la lunga e dura giornata di lavoro. Oltre la metà della terra agricola da Pontecagnano a Capaccio era in proprietà che superavano i 300 ettari’, racconta Giuseppe Manzione, uomo di scuola e protagonista delle lotte dei contadini poveri e dei braccianti del secondo dopoguerra. ‘Ora la Piana del Sele è un giardino, all’epoca era il deserto, una landa intransitabile’, aggiunge ancora. Dall’altra parte della barricata è Giuseppe Fresolone, giovane storico e consigliere comunale di Rifondazione Comunista: ‘In piena epoca fascista nella nostra zona il governo nazionale spende 120 milioni di lire per la bonifica. E’ il costo della Bismark, la migliore corazzata dell’esercito tedesco. Una cifra altissima spesa per finalità sociali. E il 48% dei terreni era destinato a colture agricole di pregio. Il latifondo assenteista quasi non esisteva. Gli imprenditori ‘innovatori, basti pensare a quel che accadeva intorno al tabacco ed al pomodoro con Carmine De Martino, c’erano eccome’. Aita preferisce tornare al passato. ‘Gli anni ‘70 hanno permesso una grande modernizzazione diffusa delle nostre campagne. Con il refrigeratore alla stalla e la raccolta mattina e sera il latte dei nostri allevamenti è il propellente per rinnovare le case e far studiare i figli’. Già i figli dei contadini che studiano e si emancipano, un’altra rivoluzione silenziosa. E Vincenzo Aita c’era.
Oreste Mottola
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