Michele Paradiso, l’eleganza del comunista hippy e paracadutista della Folgore

 


di ORESTE MOTTOLA


Dalla Folgore alla militanza comunista. La passione dei viaggi. E il gusto della discussione aspra. Quella di Michele Paradiso è stata una vita piena di passioni, non negandosi niente e onorando il suo lavoro all’interno della Cassa Rurale di Capaccio. Nei suoi sedici c’era la fiaccola olimpica di cui fu uno tedofori che accompagnò la fiaccola olimpica davanti al tempio di Nettuno con Angelo Capo, Alfredo Barattucci e Francesco Voza. Pochi mesi fa scrive direttamente su suo profilo facebook: “Il corpo cambia,lo spirito di volare resta sempre uguale ,anzi aumenta sempre più. Si vola a 18 anni ma anche a 72 e oltre,per misurarsi con se stesso. Mai indietro,sempre avanti!”.

La testardaggine del calabrese e l’apertura internazionale del pestano. Nasce in provincia di Cosenza, Michele Paradiso, ma è stato difficile trovare uno che sia stato più pestano di lui, cresciuto tra studiosi e turisti che venivano a conoscere la città della Magna Graecia meglio conservata al mondo. Michele Paradiso era nato nel 1944, solo l’anno prima il padre ferroviere licenziato dal fascismo era stato riammesso in servizio. “Lo mandarono però alla stazione di Paestum, allora ancora zona malarica”, raccontava. Mi imbattei in questa storia quando mi Sergio Vecchio volle che raccontassi insieme a lui la storia della “loro” stazione. Sua e di Michele. “Sono cresciuto nelle campagne intorno a quella Stazione con ‘Nduccio, Sergio e Paola Vecchio, e tutti gli altri ragazzi che abitavano nella zona di Capodifiume e di Ponte Marmoreo, come i Mandetta. Andavamo – diceva Michele - nelle paludi della Linora c’erano le tre, quattromila bufale dei Salati, con i gualani che facevano delle mozzarelle favolose, da più di un chilo ciascuna, ma noi ci portavamo le “marmitte” della guerra e loro ci davano il siero che mischiato con il pane biscottato ne usciva fuori una zuppa molto nutriente. Oggi quei sapori dove li trovi?. Come non ricordare i Garofalo, Ciccio e Vincenza, titolari del Buffet della stazione, che cucinavano in maniera straordinaria. C’era gente che veniva da lontano, da Roma e da Napoli, per assaggiare le loro pietanze, pura dieta mediterranea quando nessuno ne conosceva l’esistenza”. Michele Paradiso è poi il primo giovane pestano che gira per tutta l’Europa con l’autostop. “Avevo l?esempio dei giovani europei, ma anche giapponesi e vietnamiti, quasi tutti studenti di archeologia, che arrivavano all’Ostello della Gioventù, al Chiorbo. Giravano loro, decisi lo avrei fatto anch’io. Fu così che nel 1963 partii. In compagnia di uno zaino militare e per tre mesi stetti in giro per tutta l’Europa. Volevo raggiungere una ragazza finlandese conosciuta a Paestum. Mi fermò il freddo, come Napoleone, riuscii però ad arrivare ai confini con la Svezia!. Mi mantenevo lavando i piatti nei buffet delle varie stazioni ferroviarie”. Un figlio dei fiori ante litteram, insomma. Che “sconta” quella formazione con il servizio militare nei paracadutisti della Folgore. Poi arriva il lavoro in Banca, attività che gli ha dato la possibilità di conoscere bene persone e modi pensare. Che coesiste con il lavoro nell’associazionismo e la militanza comunista svolta in maniera molto libera. Nel 2009 è tra i fondatori dell’effimera Italia dei Valori locali. Era con  Enzo Cerullo, Giovanni Miglino, Pasquale Cetta, Simone Pepe, Piero Cavallo, Pasquale Sacco e Giovanni Monzo. Con Michele ho sempre intrattenuto rapporti cordialissimi: “Capaccio è un paese dove la forza del denaro è preponderante. La cultura, il senso della comunità, è in second’ordine. Io però ho sempre stimato e sostenuto chi si è impegnato per la collettività. Spesso senza darsi arie. Sono i miei maestri di vita e come me, l’intera comunità pestana gli deve un ricordo grato. Come Arturo Sica, il padre di Enzo, Sergio, Arnaldo e Gerardo, persona educata e portata naturalmente all’altruismo. E’ stato lui a volere l’Azienda Autonoma di Soggiorno di Paestum, s’impegnò fortemente per averla, avrebbe voluto esserne il presidente ma non glielo permisero. Io ho collaborato con lui. Medico affermato e prestigioso, era figlio del direttore del tabacchificio del Cafasso, poteva anche disinteressarsi delle faccende del paese, ed invece no. Un altro grande è stato l’avvocato Mario Vecchio. Grande professionista, pretore onorario in varie località, amava molto lo sport. Da giovane aveva giocato nell’Alessandria di Gianni Rivera. Aveva un sorriso che ti prendeva. Era di un’educazione senza eguali. Se oggi c’è la Poseidon ed il campo di calcio è grazie a lui. Insieme a Mucciaccio, la sua spalla, Vecchio pagava di tasca sua le spese per la squadra. Grande avvocato e grande sportivo. A Sica e Vecchio va aggiunto il vecchio Rosario Pingaro. L’arrivo dell’industria è merito suo. Il boom economico lo ha costruito lui. E’ la più grande intelligenza di questo paese negli ultimi cento anni. Era uno scienziato, aveva anche brevettato degli attrezzi. Era quaranta, cinquanta anni avanti. Negli momenti della sua vita si era messo in testa di dare vita ad una fabbrica di biciclette e, davanti ai miei dubbi, disse che c’erano troppe automobili e la gente aveva voglia di evadere!. Ogni angolo di Capaccio Scalo oggi ancora parla di lui. Ma aveva un’umiltà da far spavento. Poi era sempre mite e non alzava mai la voce. E’ stato lui ad aprire la strada dello sviluppo. E quanti casi di gente che non poteva pagare le cambiali ha risolto. “Ntò, chiste tiene i figli, vediamo cosa possiamo fare”, diceva al direttore. E qualche volta metteva mano alla tasca per coprire gli scoperti a qualcuno. E poi ci spronava alla verità e rispetto nei confronti del cliente”. Ecco la diversità di Michele Paradiso che non avallava quella furia iconoclasta nei confronti degli avi che avevano costruito l’dentità della moderna Capaccio – Paestum. Così come quando in una vecchia intervista di una quindicina di anni fa immaginava il professore Emanuele Greco portato a diventare il sindaco di Capaccio magari aiutato da Mario Mello … Era qui la modernità di questa testa di vecchio calabrese che fu figlio dei fiori, soldato della Folgore e bancario, restando così sempre se stesso…

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