Boschi campani in affanno: una risorsa ma mancano gli operai. Spunta la biomattonella...
Piaggine - Cervati (vetta più alta della Campania) una protesta contro il taglio selvaggio dei boschi di faggio, presente anche l'autore di questo articolo che segue
L’ultima nata è la biomattonella, nata dai boschi del Cilento e che punta a sostituire la plastica. Non è fantascienza perchè la startup Service Biotech utilizza i materiali di scarto di attività agricole e boschive. Il futuro bussa anche dalle nostre foreste. Eppure il Pnrr dei desideri sembra aver dimenticato le nostre aree verdi. E per gli operai addetti non siamo più agli eccessi dei decenni passati, negli ultimi oltre il 60% degli operai sono andati in pensione e non c’è stato il necessario turn over. In regresso anche i cacciatori anche loro sempre più anziani. Boschi abbandonati allora, lasciati in balia dei cinghiali e di mutamenti climatici dagli effetti ancora inediti.
E’ un settore nel quale la Regione Campania potrebbe dire la sua. I numeri sono di tutto rispetto. Si parte da circa cinquemila ettari di foreste, distribuite in aree diverse dal punto di vista climatico, orografico ed ecologico, che caratterizzano le dieci foreste demaniali, offrendo paesaggi di varia bellezza, ricchi di storia e biodiversità .
Di queste il 60% (3.000 Ha) sono in provincia di Salerno, un enorme patrimonio di bellezze e potenzialità. Il punto di forza è nell’area sud, Parco Naturale del Cilento, Diano ed Alburni. Alcuni nomi: “Cerreta-Cognole di Montesano sulla Marcellana.”; “Fasce Boscate di Persano di Serre” – lungo il corso del fiume Sele; “Mandria-Cuponi di Sala Consilina” e “Vesolo di Sanza”.
Ognuna di queste foreste rappresenta uno scrigno di biodiversità, dotate di rifugi forestali, aree attrezzate e sentieri da trekking, hanno grandissime potenzialità per uno sviluppo locale di attività economico-sociali (utilizzazione sostenibile del bosco, silviturismo, escursionismo, attività sperimentali e formative con università ed enti di ricerca).
Il sapere c’è già. Nella foresta demaniale Mandria Cuponi di Sala Consilina è stata una vera e propria Università Verde, con lezioni sul campo sulle tecniche di utilizzazione del bosco con l’impiego di macchine innovative, realizzato con le Università della Tuscia di Viterbo e La Federico II di Napoli. A Ceraso, Cilento interno, c’è un il centro ittiogenico, dove si recuperano specie faunistiche autoctone come la lepre italica e il capriolo italico o come la trota fario ceppo mediterraneo.
Dalla struttura tecnica filtra qualche altra notizia. A breve sarà espletata anche apposita gara per la realizzazione dei Piani di Gestione Forestale (Pgf) delle 4 foreste demaniali regionali che rappresenta uno strumento essenziale per la valorizzazione e “sfruttamento” delle risorse forestali.
Ma tutto questo è oggi messo in seria difficoltà a causa della notevole riduzione della forza lavoro che rende assai problematica se non impossibile la gestione ordinaria di questo enorme patrimonio. Da qui parte un deciso Sos rivolto alla parte politica. Non è possibile gestire tutti gli impegni con soli 19 operai a tempo indeterminato, distribuiti su tre vivai, 4 foreste e il centro ittiogenico regionale di Ceraso.
Questa situazione, sta creando non poche difficoltà e incertezze nel garantire la normale continuità di gestione delle attività inerenti le foreste e i vivai nel rispetto delle norme elementari di sicurezza ed efficienza.
Altresì, occorre tener presente che la mancata cura e manutenzione delle foreste demaniali ne compromette irreversibilmente la conservazione e funzionalità, sia per l’elevato rischio di incendio che per i possibili fenomeni di dissesto idrogeologico, con ripercussioni negative anche sulle potenzialità di sviluppo e valorizzazione sia di attività selvicolturali che turistico-ricreative . Pertanto, si auspica (si fa appello alla Giunta Regionale) che possa trovare, quanto prima, una soluzione adeguata per gestire in maniera più efficiente ed efficace il notevole patrimonio forestale regionale, sfruttando e valorizzando adeguatamente tutte le potenzialità che tale patrimonio ha sia in termini ambientali che economici e sociali.
E’ tempo di cominciare a pensare ad una nuova strategia di valorizzazione del patrimonio forestale regionale (foreste e vivai), sfruttando le peculiarità e le eccellenze ambientali, economiche e culturali che le diverse foreste offrono sia in termini di produzione legnosa e prodotti del sottobosco che di servizi.
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