I MODERNI. Alfonso Natella, Diogene di Salerno, momentaneamente esiliato a Paestum A Ponte Marmoreo continua la sua attività di pensatore e artista
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In questo periodo “esiliato” a Paestum, Alfonso Natella, (nella foto) è oggi pensatore politico e intagliatore, due attività che a pensarci distanti non sono. “Mi sento come Diogene. Voglio capire cosa succederà intorno a me, e se possibile, dare una mano a cambiare lo stato delle cose presenti. Impegnato più sul dire che a fare. Nessuno provi a appiccicarmi etichette di buono o cattivo maestro”. A 70 ARRIVANO I LIBRI CAPACCESI. Alfonso Natella percorre il periplo dei settant’anni di età, prova a fa il punto delle cose che sa con l’appena stampato “Libri Capaccesi”, a latere ci sono le sue mostre d’arte. Il militante e l’agitatore politico, l’artigiano – artista, lo scrittore e il gestore della prima ludoteca salernitana coesistono da sempre in lui. Ah, già, senza dimenticare i sedici anni trascorsi da operatore ecologico, a contatto con i silenzi assordanti delle strade di Salerno. Ha anche introdotto il movimento ambientalista nella nostra provincia, attività della quale non mena vanto. I RUDI EDILI ERANO DEI COMUNISTI ROMANTICI. La sinistra che più gli è rimasta nel cuore è quella degli spicci operai edili pre – terremoto del 1980, con la falce e martello tatuata sulle braccia, guidata da sindacalisti che sapevano il fatto loro, con una concezione border line della legalità, capaci di tenere ai margini la camorra. Quasi tutti comunisti romantici . “Retrospettivamente si può anche dire che occupavano lo spazio dei clan che ancora non si erano organizzati, ma tenendo lontano la violenza, le tangenti ai politici e mirando ad ampliare i diritti di civiltà e di sicurezza di coloro che alla speculazione edilizia che ha devastato Salerno pagavano il prezzo più alto. In un cantiere facevano sì che fossero assunti i mastri più anziani e esperti che ci fosse un locale per la mensa”. Ha conosciuto gli artigiani che prima dell’industrializzazione generalizzata. “Io stesso ero un carrese fatto. Sapevo costruire le ruote delle carrozze e dei carri agricoli. Un’era geologica fa”. Uno scrittore e tante altre cose ancora, Dario Paccino, nato nel 1918 a Albenga, partigiano – giornalista – ecologista, individuò Natella per fondare “il partito comunista napoletano”, l’unica forma politica che secondo lui poteva salvare l’Italia dalla deriva attuale. Con Giovambattista Basile al posto di Marx. Noto è anche Alfonso Natella, per essere l’emblema del cosiddetto “operaio massa” protagonista di “Vogliamo tutto”, praticamente scritto da lui a quattro mani con Nanni Balestrini. Natella ci sente stretto, soprattutto se in giro diventerà luogo comune la definizione proposta dal filosofo Mario Tronti, uno degli ideologi di “Potere Operaio” dell’operaio – massa come "rude razza pagana senza ideali, senza fede e senza morale". Da qui la necessità di Natella di scrivere ARRIVA IL LIBRO TUTTO SUO. “Come pesci nell’acqua inquinata”, dove a raccontarsi è da solo, da salernitano – terragno, originario della Fuorni dei contadini e degli artigiani che con la terra e le merci ci parlavano ma ammirando il ribellismo dei “pisciaiuoli” delle Fornelle, delle Botteghelle e di Largo Campo. Anche nella Pastena degli ani ’80 Natella trova portatori di storie e di Storia. Storie esemplari montate a formare un testo mirabolante, corale; un saggio di voci testimoniali che costituisce un bagaglio, certo non leggero né confortante, per sbarcare al nuovo millennio. In un mondo in cui l'ultima notizia cancella quella precedente, Natella discorre del secolo, tessendo i fili di una tenace memoria storica - certamente di parte - restituendoci un quadro in cui il collasso dell'Europa è perfezionato dall'incombere di uno scontro su schieramenti direttamente attinti dal medioevo o tuttalpiù dal clima che preparò la rivoluzione francese: crociata, islam e libertà di satira. ORESTE MOTTOLA |
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