Mello, la storia vista attraverso i Templi Il professore racconta la Piana del Sele attraverso i suoi grandi protagonisti






 


articolo pubblicato su “La Città” del 01 ottobre 2020

 

“Bene Carmelo” era il suo compagno di classe al liceo Palmieri di Lecce poi diventato Carmelo Bene, uno dei più importanti attori teatrali italiani di tutti i tempi. Carmelo che studiava quanto basta e aborriva le esercitazioni di ginnastica, durante i compiti in classe di latino e greco sedeva un banco dietro Mario Mello: «Mi toccava sulla spalla con la coda della penna quando voleva guardare sul foglio della mia versione». Poi Carmelo Bene diventa il grande artista che è stato: «Nella nostra classe nessuno avrebbe scommesso su di lui». Mello, invece, percorre una prestigiosa carriera accademica che lo porterà a diventare ordinario di storia romana tra le università di Napoli e Salerno e autore di innumerevoli saggi sulle religioni classiche, il cristianesimo e la Magna Grecia. «L’unica pagina senza errori è quella bianca», è la più conosciuta delle citazioni di Benedetto Croce e Mario Mello l’ascolta di persona accompagnando il filosofo presso i tipografi sapienti che, nel centro storico di Napoli, gli stampavano le sue pubblicazioni accademiche.

Sono solo assaggi che l’autore ci offre nel suo appena uscito “Conosciuti e raccontati. Miscellanea di profili, testimonianze, ricordi”. C’è poi il generale Mark Wayne Clark, il comandante americane dell’operazione Avalanche, che Mello incontra negli Usa, che «nell’udire il nome di Paestum si mise a parlare dei suoi Templi, di quello che aveva fatto per salvarli dalla furia della guerra, quelle vestigia classica le sentiva poi sue». In quei giorni così tempestosi il generale americano conosce il “generale” pestano, Giuseppe Voza che per oltre un trentennio da custode conosce ogni anfratto e suono notturno dell’antica città morta. Tra i due nascerà un’amicizia e collaborazione. Il libro di Mello alterna sapientemente questi alti e bassi. C’è poi il mondo e le attività del Rotary, sodalizio del quale Mello sarà il massimo esponente meridionale. Il professore Mello poi incontra Don Angelo, prete cilentano, che muovendosi con una vecchia Vespa, a colpi di vernice andava scrivendo “Dio c’è” su tutti i muri d’Italia. C’è poi il mondo scomparso delle operaie tabacchine protagoniste di non ancora scritta storia di emancipazione femminile e che coloravano ed animavano tante parti del salernitano di quando la Piana del Sele era l’area più importante del mondo di questo settore produttivo.

[Oreste Mottola orestemottola@gmail.com]


La mia PAESTUM era  sonnacchiosa e pulita, semplice . Ora cosa è diventata? 
di Mario Mello

Conobbi Paestum verso la metà degli anni '50.
Era sonnacchiosa e pulita, semplice, con pochi abitanti, incantevole.

La frequentavamo gli studiosi (ricordo, tra i più assidui, Neutsch e Schläger) e pochi turisti di élite, innamorati tanto delle antichità classiche quanto dell'ambiente e della spiaggia, semideserta anche d'estate, col suo profondo, lunghissimo arenile, limitato dalle dune e dalla pineta.

Da Napoli, da Salerno e dai paesi limitrofi, la gente affluiva una sola volta all'anno, il lunedì in albis, per la Pasquetta : che era giorno di gran da fare per i pochi custodi, cui dava volentieri una mano per gli umili, necessari lavori di biglietteria e controllo, lo stesso soprintendente Sestieri.

Nel 1957, quando Zanotti Bianco propose la legge che vietava di edificare a meno di un chilometro di distanza dal perimetro delle mura, non incontrò resistenza alcuna, nessuno si sentì leso:
la speculazione edilizia non era ancora nata, e neanche si prevedeva il grande sviluppo turistico.

Quei fenomeni presero corpo negli anni '60, propiziati dal boom economico, che fu per Paestum un' occasione mal gestita. Avrebbero potuto esservi messe a frutto le connotazioni che la rendono un unicum di assoluto prestigio : invece, gradatamente, divenne un centro ibrido, campo di azione di audaci speculatori senza scrupoli, polo d'attrazione per vacanzieri pendolari, di prevalente vocazione balneare, un luogo dove i visitatori colti cominciarono a sentirsi sempre più isolati e a disagio.
Ma di ciò hanno scritto e scrivono le cronache dei quotidiani, e non c'è bisogno che torni a parlarne qui con voi. Così, non parlerò neanche dei molti segni che sembrano preannunciare tempi migliori, e non solo per Paestum.
Mi limito a formulare l'augurio che questi tempi tanto attesi e desiderati vengono realmente, e vengano presto.

(Così scriveva il prof. Mario Mello nel lontano 1990 nel suo libro "Visitare Paestum: aspetti e problemi dalla riscoperta ad oggi".)



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