MISTERO NAPOLETANO ALL’ORIGINE DELLA SCOMPARSA DI ETTORE MAJORANA. UNA RAGAZZA SALERNITANA CHE GLI PIACE
Sparì dal mondo in un giorno di marzo, Ettore Majorana, facendo perdere ogni sua traccia. Un viaggio in nave da Napoli (dove aveva la cattedra all’Università) a Palermo. Certa è la partenza, molti dubbi ci sono sul ritorno, forse con in mezzo un tuffo suicida. Che fine fece lo scienziato nucleare e cattedratico all’università di Napoli? Da allora questo è il più celebre dei gialli italiani . L’unica cosa certa è che 84 anni fa, il giovane, aveva solo 32 anni, sparì dal mondo in un giorno di marzo. Scrittori, a cominciare da Leonardo Sciascia, e fior di scienziati hanno formulato varie ipotesi. Hanno detto la loro perfino i magistrati. Nel 2015 la Procura di Roma si pronuncia così:"Si allontanò volontariamente, si può archiviare il caso" Per Procura Roma: era vivo e viveva in Venezuela Le tracce dello scienziato, tra i ragazzi di via Panisperna, sono state trovate nella città venezuelana di Valencia dove avrebbe vissuto sicuramente tra il 1955 e il 1959. In Venezuela si sarebbe fatto chiamare signor Bini”. La vicenda ha però un andamento carsico, sparendo e ricomparendo ciclicamente.
LO SCIENZIATO COINVOLTO IN UN PASTICCIACCIO
L’ultimo “botto” è arrivato da un articolo de “La Stampa” del 28 marzo 2022. L’autore è Piero Bianucci. La fonte è il nipote Stefano Roncoroni (per parte di madre) con un un libro che nello scorso ha pubblicato in proprio presso Yucaprint (Lecce, 230 pagine, 15 euro). Roncoroni, nato a Roma nel 1940, laurea in Lettere, autore di cinema e tv, non è un nome qualsiasi: è un Majorana per parte femminile, sua nonna Elvira era la sorella di Fabio, il padre di Ettore. La sua tesi è semplice, un Ettore Majorana in profonda crisi personale si eclissa dal mondo e scompare. Sciascia scrisse che Majorana avendo intuito la potenzialità bellica del nucleare si era spaventato a morte. In molti hanno confutato questa tesi. I messaggi contraddittori che Majorana inviò per lettera e telegramma nei suoi ultimi giorni non rientrerebbero in un premeditato piano di fuga, come sostengono coloro che vogliono vedere nella vicenda un giallo irrisolto, ma un segno di grave disorientamento psicologico, condizione che non esclude la perfetta lucidità razionale. A tener vivi artificiosamente i dubbi contribuì il saggio di Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana” pubblicato da Einaudi nel 1975, smantellato dalle puntuali e documentate critiche di Edoardo Amaldi. Oggi è chiaro che in quelle pagine lo Sciascia narratore prese il sopravvento sul saggista. I due ruoli, peraltro, nella sua opera sono spesso inestricabilmente intrecciati. Troppo attraente era per il romanziere adombrare un Majorana in crisi mistica dopo aver intuito la possibilità che le sue ricerche portassero all’arma totale, alla bomba atomica. Poco importava a Sciascia che la sua trama non reggesse all’analisi degli storici della fisica. Roncoroni riporta tutto a quanto potrebbe essere avvenuto nella Napoli bohemienne del 1938 che avrebbe avvolto il giovane e single professore. Ci sarebbe perfino “una carta di Polizia” con l’Ammonizione con obbligo di fissare la residenza a Napoli che Ettore ricevette dopo un fermo in flagranza di reato e la schedatura per “atti contro la pubblica decenza” . Majorana era gay? Fatti suoi, diremmo oggi.
LA SIMPATIA PER UNA RAGAZZA SALERNITANA
Anzi abbiamo finanche un indizio per confutare l’asserzione. Allo scienziato viene finanche notata una “simpatia” per una ragazza salernitana, studentessa del suo corso. "Io ne sono sicura, non si è suicidato. Quella mattina mi disse proprio così: ci rivedremo". 25 marzo 1938: interno dell'Istituto di Fisica dell'Università di Napoli. "Signorina Senatore...", la chiamò semplicemente così per averne l'attenzione e chiedergli di venire in disparte. Lui è il professore Ettore Majorana, uno dei più giovani docenti, lei è Gilda Senatore, la più bella e vivace delle sue studentesse. Majorana senza entrare nell'aula dov'era la giovane, la invitò a raggiungerlo nel corridoio. Lei pensa ad altro, si alza e va. Si è da tempo accorta della simpatia che nutre per lei il 32enne scienziato. "Tenga queste carte, questi appunti - le disse - poi ne parleremo". Majorana si allontana subito, nonostante il "Ma professore..." della Senatore e continua a ripetere "Ne parleremo, quando ci vedremo. ". "La Senatore si trova in mano una carpetta di manoscritti. Per Erasmo Recami, il principale biografo di Majorana, in quelle carte c'è di più, è l'addio frettoloso. "Li lasciò non a chi rappresentava l'Accademia, ma nelle mani di chi per lui probabilmente rappresentava la vita, la sua attiva e affascinante studentessa". Gilda Senatore, nata e cresciuta nel salernitano, vita fra Napoli e Capri, e per una vita ha rimproverato al suo futuro marito, Francesco Cennamo, già allora giovane assistente a Fisica, di aver consegnato quelle carte a Carrelli, il direttore dell'Istituto che le fece involontariamente sparire o non gli attribuì l'importanza che oggi noi gli diamo. Torniamo ora a quei giorni di marzo. Dopo quel giorno, e per due settimane, Gilda Senatore si ammala e resta in provincia di Salerno dove risiedeva. La studentessa non saprà subito della misteriosa scomparsa del giovane professore. Al ritorno non fa parola con nessuno della circostanza di quelle carte avute in consegna. Solo alla fine del 1938, quando la Senatore entrò in stretti rapporti con Francesco Cennamo, assistente di Carrelli, la Senatore gliele fa vedere. Cennamo, all'insaputa della Senatore, li mostra proprio a Carrelli. Quest'ultimo, essendo il consegnatario ufficiale di tutti gli effetti di Majorana non li riconsegnerà più a Cennamo. Troppo poco per confutare la tesi di Roncoroni, forse si.
VICENDA ANCORA AVVOLTA NEL MISTERO
Uomo totalmente votato alla scienza, senza praticamente distrazioni, forse anche preda di una forma leggera di autismo, la sindrome di Asperger, al Majorana i familiari attribuiscono platoniche frequentazioni femminili giovanili. Il Roncoroni si dice certo della sua scoperta. Le “tentazioni” napoletane avrebbero giudicato un brutto scherzo allo scienziato che, spaventato dalle possibile reazioni della sua molto tradizionale famiglia di origini siciliane, comincia una lunga fuga – prima tappa Agropoli – attraverso il Cilento e poi la Calabria dove riesce nel suo proposito suicidario. Il mistero ha continuato ad avvolgere questa storia, che molto probabilmente, fu accelerata da un “pasticcio napoletano”.
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