"L'Antico Caffè" oggetto di una riscoperta archeologica. CAFFE' IORIO, C'ERA UNA VOLTA... articolo del 24 maggio 2011


L’antico Caffè Iorio ora“Borgo Antico”, fu aperto nel 1911. Lo dicono le carte che ha scoperto Giovanna Baione, 27 anni, a meno di tre esami dalla laurea in economia e commercio, alla quale già sarebbe arrivata se non avesse abbracciato la causa di questo vero e proprio luogo dell’anima del cuore di Altavilla. Difficile che un altro Iorio, il celebre Carmine Pascià, del libro di Gian Antonio Stella vi abbia potuto prendere un caffè o assaggiare un bicchiere di vino. Carmine, vent’anni, già sposato con Lorenzina Di Poto e con due figli, lavora con il barone Ricciardi al giù al Barizzo, ed è tra le migliaia di fanti del Regio Esercito che nel biennio 1911-12 s'imbarcano alla volta della costa libica canticchiando ”Tripoli bel suol d'amore". Il Caffè Iorio diventò subito il centro politico, urbano e morale del paese. Ed anche del gusto, con la pasticceria. Il centro dell’Altavilla popolare era tutto qui: tra il Sieggio, le chiese di San Giuliano, S. Antonino e San Biagio. Municipio, tipografia ed ufficio postale sono ad un tiro di schioppo. L’Altavilla del Castello e di S. Egidio è più periferica. Qui, attorno a don Ulderico Buonafine, sedevano il giornalismo, la legge, l'arte, la politica di un paese che aveva tutta intatta la sua importanza. Ma il nostro interesse muove da quel bar, per quello che oggi è e per quello che ha rappresentato: “La lodevole riapertura del bar- pasticceria Iorio, un tempo rinomato in tutta la provincia, per merito di Luca e Giovanna Baione, ragazzi che – come ci raccontò qualche tempo fa la brava Antonietta Broccoli - si propongono l’irrinunciabile missione di rivitalizzare uno dei più frequentati locali del passato. “Il borgo antico” è ora il nome del locale, come antica e sempre moderna è la voglia di incontrarsi, scambiarsi opinioni, sorseggiare un caffè o gustare un cornetto fragrante con gli amici. Letizia, svago, necessità di chi avverte il bisogno di riversare nell’altro, la propria quotidianità, piacevole o spiacevole che sia o, più semplicemente, pretesto per concedersi una pausa comoda e rassicurante. Ed è lì, in quell’oasi racchiusa e confortata dal tempo, che tutto riprende colore e rinasce per rivivere ogni giorno in un gioco infinito di passi e movenze, di voci e clamori che fanno dell’antico il sempre nuovo e, del suo sapore, il bello che non ti aspetti”. E continuiamola a tenere in funzione questa macchina del tempo che si è messa in moto già con Arnaldo, il figlio di Armido, il primo che ha avuto l’idea di questo recupero che io definisco “filologico”. Con gli antichi mobili, le insegne e le pubblicità d’annata. La prima chiusura è del 1979. Strana data, perché è appena prima dell’evento del terremoto. Il resto della storia è narrata direttamente Giovanna Baione: “Dal 29 maggio dell’anno scorso abbiamo iniziato uno strano percorso che ci ha immersi in una favola che racconta un passato e un presente… questa strana favola è quella del “Il Borgo Antico” un caffè situato nel cuore del centro storico. Nasce come caffè Iorio, dal cognome del fondatore. Tramandato in famiglia fino al 1979. Dopo la seconda Guerra mondiale diventa la pasticceria più rinomata del paese. Frequentata da persone appartenenti a vari ceti sociali diviene un punto d’incontro fondamentale per il paese. Il suo arredamento risale agli inizi del Novecento ed è completamente fatto a mano… le sedie ed i tavolini sono stati costruiti dal fondatore, Armidio Iorio nel 1911. La credenza è stata fatta con le casse della birra poiché in quel tempo era difficile trovare il legno. Questi mobili osservandoli attentamente sembrano prendere una loro vita che lascia trasparire tutta la storia che il legno conserva in seno. L’arredo è arricchito da fotografie d’epoca che ritraggono luoghi e personaggi del paese. Insieme alle foto storiche oggi sono esposte fotografie contemporanee in bianco e nero di Cristian Adami che ripercorrono tratti del Cilento antico. Il pavimento anche egli risalente ai primi del secolo sembra oggi conservare i passi degl’anni passati in un posto così suggestivo che ti fa ritornare indietro di circa 100 anni, tra quelle mura secolari, l’emozione più forte è vivere il quotidiano fatto di persone che con un dolce sorriso raccontano pezzi di vita e di gioventù… persone che hanno vissuto quel posto e che con i loro ricordi ci arricchiscono… ricordi fatti di suoni, parole, odori, e come per magia nelle loro parole si riesce quasi a sentire il profumo di un pizzicocco ( dolce tipico Pasquale di Altavilla) o semplicemente il desiderio che ha un bambino di mangiare una caramella, si percepisce un senso di tristezza di quel tempo dove la povera gente si accontentava del niente… di quel tempo dove la televisione nn c’era e si ci incontrava al bar per parlare, per giocare a carte , per confrontarsi, per stare insieme… ma in un posto così suggestivo si incontrano oggi come ieri ragazzi con la voglia di cambiare il mondo che non si limitano a rimanere chiusi in casa a guardare la tv o navigare in internet ma pretendono un confronto… Allora ecco che “ il borgo antico” lega passato e futuro con un presente fatto da vecchie e nuove generazioni”. Ed allora, ad un segnale convenuto, riunirsi ancora quei personaggi di un’Altavilla perduta. Scende il sarto Saverio Reina collezionista accanito di francobolli, con medaglia dell'anno santo 1950 sul portone, Alberto Belmonte, il suonatore di violino e calzolaio ancora attivo, il falegname Alberto Zunno, quelli della cantina Suozzo dove c’è sempre animazione, il vicino municipio con la Stella e l’Orologio, don Ciccio ed il maestro Galardi, l’ufficio postale, la tipografia Cennamo, i negozianti Guerra e "il barone" Don Ezio, il propagandista scientifico. E poi i braccianti, le donne che lavorano al tabacchificio della Saima, perché Carillia ancora non c’era… e sarebbero passati ancora 15 o vent’anni per chiuderlo. I negozi sono tutti aperti e finanche gli artigiani sono tutti al lavoro nelle loro botteghe. Il postino gira per portare le lettere dei tanti emigranti che stanno in Germania, in Svizzera e nel Belgio. Sospirano le vedove bianche. Però c’era vita, batteva il cuore di Altavilla!

Oreste Mottola

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