"IO E ROCCO". Proposta di Antonio Gasparro: "Ricordare il centenario della nascita di Scotellaro con una marcia Eboli - Tricarico"

Il professore Antonio Gasparro 
Rocco Scotellaro è il "rosso" ritratto al centro di questo celebre dipinto di Carlo Levi 



 

[Oreste Mottola] L’anno prossimo 2023, ne ricorrerà il centenario dalla nascita (1923) ed i 70 anni dalla morte (1953). “Eboli” per Rocco Scotellaro è innanzitutto il “Cristo” di Levi ma prima ancora era la cittadina che vedeva dal convento di Sicignano  dove, era il 1935, approda da ragazzino per studiare. Eboli sarà anche i giovani studenti formatisi al glorioso Istituto Tecnico Agrario, iscritti alla facoltà di Agraria, che dal 1950 in poi trova a Portici e con molti dei quali (alcuni nomi: Gigino Farricella e Carlo Cupo) ritrova interessi comuni e ne apprezza la qualità della formazione già ricevuta. Sarà uno di loro (Carlo Cupo?) ad interessarlo alla realtà dell’allevamento bufalino considerata allora quasi una curiosità di antropologia culturale, un fattore di arretratezza del territorio, e non una realtà produttiva. Durante una passeggiata da Eboli a Bellizzi dove c’era una sezione della facoltà di Agraria, (vi andavano a piedi?) , a Campolongo di Eboli, Rocco incontra il giovane bufalaro Cosimo Montefusco e, inizialmente incuriosito dal suo modo di trattare quell’animale così rustico, lo intervista e ne scopre un mondo che era anche fatto di notevole emarginazione. Ne esce fuori l’unica storia non lucana del suo “Contadini del Sud” . Con piacere propongo ai nostri lettori uno scritto del professore Antonio Gasparro (mio antico insegnante di educazione fisica all'Istituto Agrario) sul suo rapporto con il poeta, sociologo, romanziere e politico che lui ha onorato con l'intitolazione della sua associazione "Arci". 


IL MIO RAPPORTO CON ROCCO SCOTELLARO


Il mio rapporto di conoscenza legato a Rocco Scotellaro è iniziato nel 1957, quando il mio professore di “lettere” Michele Melino, in terza media, ci parlò di un giovane e rivoluzionario sindaco della Città di Tricarico, in provincia di Matera.

Ci parlò anche di un grande intellettuale del nord industriale dell’Italia, di nome Carlo Levi, che nel 1945 aveva pubblicato un libro molto importante per la nostra città: “CRISTO SI È FERMATO AD EBOLI”.

Due personaggi di cultura e tradizione molto diversa, ma che erano accomunati dall’affascinante mondo dei “contadini meridionali” e dal riscatto sociale delle classi povere e subalterne del meridione d’Italia.

Io sono figlio di contadini.

In quegli anni i figli dei contadini, generalmente, finita la quinta classe elementare, diventavano anch’essi contadini.

Non c’era ancora la “scalata al cielo delle nuove classi sociali”!

Nella mia famiglia, mia madre non sapeva leggere e scrivere, mio padre aveva la licenza di “terza elementare” e alla scuola serale aveva “preso quella della quinta”.

Mia madre era proveniente da Salerno, mentre mio padre era nato ad Eboli.

La famiglia di mio padre era composta da cinque figli (tre maschi e due femmine) ed i due genitori.

La famiglia di mia madre era composta da undici figli (sei femmine e cinque maschi) e i due genitori.

Vista la famiglia numerosa, mia madre mi ha spiegato che suo padre, contadino, non avendo la possibilità di mandare tutti gli undici figli a scuola, decise che almeno la frequentassero i maschi, visto che per le donne “la scuola non era importante!!??”

Anche per questo è stata lei che ha voluto che, con forza, frequentassi la scuola per un migliore futuro.

La mia famiglia paterna, aveva quasi sempre esercitato il lavoro “dei fasc(j)nàr e craunàr” (carbonai e portavano le fascine nei forni), ma praticavano anche il lavoro della terra, come contadini, braccianti, manovali.

Sapere attraverso il mio insegnante preferito, che due grandi personaggi si interessavano del mondo contadino, addirittura scrivendo dei libri, mi rese ancora più orgoglioso della mia provenienza sociale.

Ovviamente appena ho potuto ho letto dell’incontro di Levi con questo giovane sindaco e mi piace riportare la fedele cronaca di Leonardo Sacco a proposito di questa visita del maggio del 1946 e Levi ricorda:

“ … Arrivato sulla piazza di Tricarico, mi venne incontro un giovane, piccolo, biondo, dal viso lentigginoso, che sembrava un bambino: era Rocco, che si avvicinò con il viso aperto dell’amicizia, spinto forse da quell’amore della propria somiglianza di cui egli ha parlato nel suo libro, e volle condurmi a visitare le case dei contadino e la Rabata, e le pitture dei fratelli Ferri, giù alla chiesa del Carmine, e la casa di sua madre e la sua piccola stanza … “.

Nella vita contano molto le circostanze che ti fanno immedesimare negli altri: io, figlio e nipote di contadini, con il viso pieno di lentiggini, come Rocco, e che vivevo, con altri tre componenti della mia famiglia, in una sola stanza, con l’uso promiscuo di un’altra famiglia della cucina e del bagno, nel centro antico della città di Eboli, distrutta al settanta per cento dai bombardamenti americani: forse ….. un giorno avrei potuto, lottare per l’emancipazione delle classi povere meridionali! 

Appena ho potuto, ho letto il libro di Carlo Levi: “Cristo si è fermato ad Eboli” e quelli di Rocco Scotellaro: “Contadini del Sud e L’uva Puttanella”.

In seguito ho letto anche il libro di Franco Casalino e Michele Mulieri: “La Vera Storia di Michele Mulieri”, con la visita del patriarca immortalata da Scotellaro in “Contadini del Sud”.

Questi libri hanno suscitato in me particolari emozioni.

Il libro “Cristo si è Fermato ad Eboli”, mi ha riportato nel mio mondo magico contadino dove ho rivivissuto: “u nunaciéll, u màluocch(j), i mahar, i accira/sana puórch/accira/sana purcèll, a fatich, a fàm, a sp’rànz …”!?

Il libro “L’Uva Puttanella” mi ha ricordato le tante persone che ho conosciuto nel mondo dei lavoratori della terra e mi ha ricordato, che per andare alla vigna che distava da casa mia circa quattro chilometri, nel 1947 (avevo quattro anni), ci andavo a piedi, dando la mano a mia madre, che portava in testa la culla di vimini, con dentro mia sorella di circa un anno.

Il libro “La vera Storia di Michele Mulieri”, mi spingeva alla “ribellione” contro uno “stato canaglia” verso i poveri, e uno “stato ossequiente verso i potenti”.

Bisognava lottare per “l’abbattimento dello stato borghese” secondo la teoria di Karl Marx.

Il libro “Contadini del Sud”, mi fa rivivere gli anni cinquanta e sessanta.

Le lotte contadine a cui ha partecipato anche mio padre ad Eboli; infatti, dopo le occupazioni, anche lui ottenne: “na quoót r’ quàtt tómm’n màn’ch nu quàr’t”, (abbasc(j) u Pràt); lo slogan elettorale: “hai fàm! Vot a Cassés!”

Ho rivissuto il lavoro svolto in estate, per guadagnare i soldi necessari per poter frequentare la scuola. 

Ho lavorato nei terreni della famiglia Conforti.

Si andava con un carretto guidato dal caporale, si lavorava dalle sette alle diciotto: “Zappà, grattà, accannà, attaccà e cògl(j) i pummaròl, scugnà u gràn”!  

Fin da piccolo ho conosciuto il “Mondo della Bufala”, e ricordo il banditore cieco, che girando per le strade del centro antico di Eboli, con voce cantata diceva: “… ué s’ntìt lu bànn: abbàsc(j) a chiànch ru comùn s’ vénn a càr’n é strasción…”!

Quasi sempre era la carne di bufale vecchie o giovani, morte per disgrazia!

Questa carne costava poco e finalmente si poteva mangiava carne, che era alimento per i soli ricchi!

Ma il ricordo che ancora oggi mi ritorna alla mente con grande gioia, è l’intervista del giovane buttero ebolitano Cosimo Montefusco, che parla della “guerra” che si facevano il Cinema Italia ed il Supercinema. 

Io, insieme ai miei amici, l’ho vissuta in prima persona e spesso siamo andati al cinema pagando solo cinque lire e con un gelato in omaggio, e quando i proprietari dei due cinema hanno firmato la pace e proiettavano con un modico prezzo gli stessi due film, con una distanza di orario di poco più di mezz’ora, abbiamo trascorso interi pomeriggi e serate in questi locali. Quando da adulto, ho visto il film: “Nuovo Cinema Paradiso”, mi sono ritrovato in quei tempi ed in quella “cultura”.

Ma questo buttero, che si poteva ritenere un uomo ignorante, quasi animalesco, ha, invece, insegnato a tanti di noi “la poesia e l’amore per le bufale”, che venivano chiamate ad una ad una “cu u nòm é a vutàt” (nome e cognome) e… “Catarìn?.... Catarìn Cuntènt a tutttt…”?, appena chiamata,  entrava, con eleganza, fierezza e decisione nel recinto,  per farsi mungere. 

Potenza della vita, che rende mitico il rapporto: uomo, bestia, natura! 

Nella decisione che ho preso da adulto di credere che il capitalismo con si può riformare, ma si può e si deve solo abbattere, certamente hanno avuto un ruolo importantissimo Rocco, Michele e Carlo, che hanno costruito l’arco portante delle mie convinzioni politiche della mia prima gioventù.

Io non so se è mai esistita “una via sportiva verso il socialismo”, ma dopo il 1960, a diciassette anni, quando ho avuto il merito, l’onore ed il piacere di essere “Tedoforo” nelle XVII Olimpiadi di Roma, ho toccato con mano, che anche nel cosiddetto “sport”, c’erano profonde diseguaglianze. La parola “sport” non mi è mai piaciuta, è troppo onnicomprensiva.

In molte lingue straniere, c’è distinzione tra chi pratica una sana attività motoria e sportiva per il piacere, per la competizione, per la salute e per la socialità.

Nella lingua italiana, questa parola, prepotentemente, pretende di unificare   tutte le pratiche motorie e sportive, dal calcio, all’automobilismo, dalla sana attività di recupero fisico, allo sport spettacolo ed affaristico. 

A quello del malaffare, e addirittura del doping!

Spesso i medici dicono alla mamma: “questo bambino deve fare dello sport”!

Come se tutto questo “universo” fosse uguale per tutto e tutti.

Anche questo mondo mi ha affascinato e da sessata anni mi batto per “una sana pratica motoria e sportiva per tutti”; senza privilegi di classe e come metodo educativo e formativo e di crescita politica, per le giovani generazioni.

Chissà, forse anche questa via, in un prossimo futuro, potrà concorrere al socialismo e all’uguaglianza!

Nei processi rivoluzionari nessun settore deve essere trascurato e io ho cercato di lavorare, dovunque ho operato: nella scuola, nella vita e nel sociale, in funzione dell’uomo nuovo, libero ed uguale.

Ma tornando al nostro amato Rocco, nel 1969 alcuni giovani fondano ad Eboli l’ARCI e al neonato Circolo viene assegnato il nome di ROCCO SCOTELLARO.

Io ho aderito e vi ho lavorato con amore impegno e passione.

Questo il “Curriculum” del Circolo:

Il Circolo “Rocco Scotellaro” nasce nel 1969.

Richiede ed ottiene l’iscrizione all’ARCI della Campania e svolge attività politica, culturale e sportiva.

Per tutti gli anni “70, “80, “90 svolge un importante ruolo nella formazione giovanile per le attività culturali dei giovani e cittadini di Eboli e della Valle del Sele.

Concerti con Pupella Maggio, con James Senese, con Charo Cofrè ed Ugo Arevalo, con gli Intillimani, profughi cileni e con tanti altri musicisti di livello internazionale, nazionale, regionale e locale.

Centinaia di spettacoli teatrali con una Rassegna Nazionale di Teatro Sperimentale.

La messa in scena del “Don Annibale”, antica farsa ebolitana con i braccianti storici della Piana del Sele, che vide la presenza culturalmente interessata di Roberto De Simone.

Centinaia di convegni popolari di grande spessore culturale.

Decine di tornei di Dama e Scacchi.

Attività motoria giovanile.

Decine di gare “Corri per la Salute e per il Verde”, con la UISP.

Organizzazione di centinaia di manifestazioni culturali e sportive.

Organizzazione di una trentina di edizioni annuali di “Settimana di Amicizia Cultura e Sport per i Popoli e per la Pace”, con Slovacchi, Palestinesi, Europei, ragazzi e cittadini, abbandonati nel deserto dell’Algeria, del Popolo Saharawui.

Una sezione di attività archeologiche, con l’ispettore Onorario delle Belle Arti Marcello Somma, uomo del popolo ebolitano con una cultura immensa, con convegni, ospitalità e collaborazione con Archeologi Francesi, per il recupero dell’antico SITO EBOLITANO DI MONTE D’ORO.

Il Museo Archeologico Nazionale Ebolitano, che opera ad Eboli, esiste anche grazie a questo circolo culturale.

Tutte queste attività e tante altre, si sono svolte fino al 10 luglio 2000, quando si provvede a dare forma legale all’associazione, con l’iscrizione all’Ufficio del Registro di Eboli.

Nel 2010 l’associazione cambia denominazione sociale e diventa: “ASSOCIAZIONE CULTURALE E SPORTIVA ROCCO SCOTELLARO – RIBELLARSI SI PUÓ”.

In una fase di “riflusso politico”, si cerca di indicare ai giovani, che non solo è possibile ribellarsi al potere, ma è necessario.

Proseguono le attività associative con importanti iniziative come:

Rassegna Musicale Internazionale “WORLD MUSIC”, per diversi anni; Festival Musicale Nazionale di gruppi Giovanili con “PROVE DI ROCK”; Progetto Nazionale con il Ministero delle Politiche Giovanili “IN GIOCO CON LO SPORT”.

E …. tanto, tanto altro ancora.

Per un lungo periodo della sua esistenza, questa associazione ha contribuito alla pubblicazione di un Giornale Periodico Ebolitano “LA VOCE DI EBOLI, oggi, “L’ALTRA VOCE”!

Ma non ci fermiamo!

Visto che l’anno prossimo è il centenario della nascita di ROCCO SCOTELLARO, con la nostra associazione, con la collaborazione della Delta Atletica Ebolitana Valle del Sele ed altre eventuali associazioni, proponiamo il Progetto: “EBOLI VERSO TRICARICO”!

Manifestazione di camminata podistica per tutti, a tappe di avvicinamento alla Città di Tricarico, per omaggiare e far conoscere ancora meglio questo giovane e grande rivoluzionario.


Antonio Gasparro


  


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