Giorgio Mottola, da Albanella a Report. Il giornalista "castigarenzi" e "neri" protagonista di molte pericolose inchieste televisive


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Al centro nella foto: Giorgio Mottola di "Report"



(mio articolo del 9 maggio 2021) I babbi. Il nuovo tormentone televisivo relativo ai dolci romagnoli dei quali è ghiotto Matteo Renzi, l'ha inventato lui. Effetto delle riprese rubate all’ex presidente del consiglio che s’incontra con lo 007 Mancini su un autogrill. Il politico l’ha presa molto male ed ha chiesto di perquisire la redazione di Report.  Giorgio Mottola, il giornalista, ci gongola. «Noi difendiamo le nostre fonti con i denti. La denuncia non è a nostro carico, ma la richiesta di perquisizione è un attacco alla nostra trasmissione e potrebbe non essere l’unico visto il tema che stiamo trattando» dichiara. «Lunedì risponderemo a tutti i dubbi avanzati dal senatore Renzi con una nuova intervista alla testimone».  Per il cronista, nato ad Albanella, questo è solo l’ultimo successo. Nell’ultimo anno ha combattuto all’arma bianca in Lombardia documentando le incomprensibili modalità di gestione della pandemia. Prima ancora era stato più volte subito aggressioni per le sue coraggiose inchieste.  L’amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri (concessionaria di Agusta Westland) Andrea Pardi gli ruppe la  telecamera, lo immobilizzò stringendolo al collo con un braccio. Sua è anche l’inchiesta sulle influenze sulla politica italiana di Steve Bannon, il guru trumpiano. Da dieci anni Mottola vive a Roma ma non ha non ha dimenticato le sue radici né la gavetta fatta e resta un uomo semplice e schietto. A dimostrarlo il caloroso abbraccio che riservò alla sua ex professoressa, Gabriella Pastorino, quando la incontra alla presentazione del suo libro “Fratelli di Truffa”, edito da Baldini e Castoldi, a Battipaglia. «A lei - dice riferendosi alla docente ora in pensione - devo moltissimo. Mi ha incoraggiato nella mia passione per la lettura e la scrittura. Mi portava in biblioteca e discutevamo di tutto, confrontandoci e scherzando. Ascoltavamo Radio Radicale per sentire una voce fuori dal coro». Intenso è anche il periodo di attivismo civico dell’allora solo liceale Mottola. Con il giornalino “Cogito” prendeva di mira i politici locali e il periodo “neo” del suo paese  dove  per un paio d’anni ci fu la latitanza del camorrista Raffaele Cutolo. Il leit motiv del suo impegno è proprio la richiesta di “fare i conti” con la scia della presenza cutoliana. Gli altri vogliono solo dimenticare e far dimenticare e mal sopportano il giovincello che ricorda quel che avvenne anche diversi anni prima della sua nascita. “Albanella aveva dato ospitalità a Cutolo, eppure tutti negavano che la camorra esistesse. E io continuavo a fare domande scomode. Mi dicevano: “Sei matto? La camorra non esiste qui”. Ma io insistevo”. Dopo il brillante diploma conseguito al liceo classico di Agropoli, Giorgio Mottola prende il largo e si va ad iscrivere all’università di Pisa. Il giornalismo, quello civilmente impegnato,  è però la sua vocazione.  Prima ci sono i giornali locali, il settimanale “Unico” e “La Città”. La svolta è però con  “Il Corriere del Mezzogiorno” dove era stato creato un osservatorio sulla camorra. Le inchieste di Giorgio Mottola sono molto apprezzate e di lì il passaggio a Report e a “Il Fatto quotidiano”. Da qui ai “babbi” che sono andati di traverso a Matteo Renzi il passo è stato molto breve. Non dimenticandosi mai di Matinella, la sua piccola borgata, non esitando a mettersi a disposizione del comitato cittadino sorto per impedire un mega impianto di trattamento rifiuti. “Ci scappo ogni volta che posso. Devo molto al mio territorio. È sempre casa mia. Ho qui i miei migliori amici”.



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