Avalanche 1943, come americani e tedeschi evitarono di coinvolgere i templi di Paestum negli scontri più duri

 




di Oreste Mottola 

Lo sbarco dell’8 settembre del 1943 a ridosso dei templi di Paestum fu un grosso azzardo per una delle più importanti vestigia classiche. Si corse il rischio di comportarsi come gli elefanti tra le porcellane. Fu davvero un “Rischio calcolato”, come il comandante Usa Mark Clark, initolerà un suo libro di ricostruzione di quegli avvenimenti.  “Calculated Risk”, era il titolo del libro di Clark che ha raccontato questa parte di combattimenti. Clark narra delle preoccupazioni del Comando delle truppe Alleate per i templi. I piani per la battaglia ne tennero conto.   “Si comportava come se Paestum gli appartenesse”. Era il 1981 quando il professore Mario Mello, negli Usa per organizzare una grande mostra sulla città dei templi,   incontra il generale, il vecchio comandante dell’operazione Avalanche che dal 8 settembre 1943 mosse da Paestum. I templi con i loro 25 secoli di storia erano il simbolo di una civiltà che esigeva rispetto da ambo le parti. Prudenti si tennero i tedeschi, che evitarono di stabilire qui la prima linea di resistenza, optando per le vicine colline di Albanella, Roccadaspide ed Altavilla.  Il rapporto dei tedeschi con Paestum era antico, sono gli scopritori di fatto delle vestigia pestane e gli inventori dell’archeologia moderna. Gli americani impegnarono una loro unità specializzata, la Mobil Archaelogical Unit, che si distinse per le un po’ casuali scoperte del Gaudo e della necropoli di Santa Venere a seguito degli spianamenti per ricavare i primi provvisori aeroporti.  Presto la prima linea furono le colline circostanti sulle quali i tedeschi si muovevano da padroni. Altavilla Silentina, prima di tutte. I cannoni impegnati furono quelli della Marina e questo contribuì a tenere fuori l’area archeologica, fin dai primi momenti, dal grosso dei combattimenti. “Calculated Risk”, era il titolo del libro di Clark che ha raccontato questa parte di combattimenti. Clark narra delle preoccupazioni del Comando delle truppe Alleate per i templi. I piani per la battaglia ne tennero conto.  “L’ampia pianura solcata dal Sele, e dalle altre vene d’acqua, in più punti ancora selvosa, coronata di monti che nascondevano gli apparati e le insidie della difesa nemica, attraeva e minacciava il poderoso spiegamento di forze che veniva dal mare”, scrive Mello in “Paestum – ricerche di storia antica  dagli scritti 1962 – 2011)”. “Su Paestum vantiamo un credito”, disse più volte Clark ai suoi collaboratori che avevano l’incarico di raccordarsi con il docente universitario venuto dall’Italia. “La mostra non fu realizzata – racconta Mello -. Egli era il perno del progetto, e il rapido declinare delle sue forze lo bloccò”.  Nel 1983, per la celebrazione del 40° dello sbarco, avrebbe però voluto tornare a Paestum. I medici glielo impedirono. Voleva venire a prendersi quei meriti postumi che in cuor suo sentiva di avere. Fu vero merito? O fu il caso ad essere benigno? Diverse chiese, tra le quali quella del Granato, ebbero un destino diverso e furono colpite dalle bombe. Fu lo stesso Clark a organizzare una gigantesca colletta tra le truppe e a portare direttamente il ricavato all’allora vescovo di Capaccio. Complessivamente i danni a carico dell’area archeologica furono limitati così che Marck Clark si è potuto agevolmente vantare di aver salvato i templi di Paestum dagli effetti più nefasti della guerra. Fu vera gloria o frutto più o meno del caso? La discussione tra gli studiosi della materia è ancora aperta.  Una voce nettamente discordante è quella dell’inglese  Norman Lewis, un po’ giornalista e scrittore, forse anche agente segreto. Lewis assiste ai fatti e poi l’anno dopo pubblica “Napoli 1944”, un vero instant book sull’argomento, al pari del libro di Curzio Malaparte.  I soldati americani che sbarcano a Paestum? Lewis è molto sprezzante: “Ingenui ed infantili”, “Bifolchi armati”. “Sembrano appena sbarcati dalla pace eterna del loro Kansas o Wisconsin”. Il peggiore per lui è il più alto in grado, Clark. Appunto del 4 ottobre del 1943: “Il Generale è diventato l’angelo sterminatore dell’Italia del Sud, incline al panico come a Paestum, e poi a reazioni violente e vendicative come quelle che hanno portato al sacrificio di Altavilla, cancellata dalla faccia della terra perché forse [in corsivo nel testo originale] nascondeva dei tedeschi. Lewis è un giovane universitario inglese dell’Intelligence Corps, ma in quei giorni vede, e soprattutto, annota anche le verità da tenere celate e non gli sfugge lo straordinario rilievo storico e paesaggistico della zona.  Gli scritti, spesso impietosi,  di Norman Lewis tuttavia non offuscheranno l’aura di Mark Clark come salvatore dei 25 secoli di storia delle vestigia di Paestum.      



Commenti

Gli articoli più letti

BATTIPAGLIA AVERSANA. La storia di due agricoltori che hanno scoperto l'antico porto sul Sele e Tusciano

ALBURNI, IL MIRACOLO DELLE FRAGOLINE DI ANTONIO

ALBANELLA. Nuovo sindaco cercansi. C'è chi ipotizza gli "stranieri": da Giovanni Santomauro ad Antonio Marra

Valva, aristocratica e misteriosa terra sulla via del grano da Eboli a Matera Fu allungata nelle proprietà del marchese di Valva per dotare il suo feudo di una strada, a spese dello Stato

ALTAVILLA. IL PAESE PIU’ IMPORTANTE DELLA PIANA DEL SELE

CLOONEY, TREDICI ANNI FA L'INCIDENTE AUTOMOBILISTICO A FELITTO

Agostino Cembalo, l’ingegnere che vola in Francia Lavora sulla meccanica dei fluidi e sul risparmio energetico delle auto

PERSONAGGI. Fabio D’Onofrio, un piede nel passato e la testa nel futuro. L’agricoltore più moderno che c’è

E' SALERNITANA (DI PAESTUM) LA MOZZARELLA PIU' BUONA

ALTAVILLESI DOC: ZIO ANTONIO DI VERNIERE DETTO PICCIRILLO