IN RICORDO DI DON NUNZIO CERONE, SACERDOTE LUCANO e CILENTANO



di Oreste Mottola 

Un prete di tipo conciliare. Con il sorriso e sempre una parola buona.  Nostro affezionato lettore tanto da “osare” chiedermi di fargli arrivare il giornale in Convento.  Amava anche l’ironia e gradì molto quella pergamena satirica che i suoi Novizi una volta gli scrissero.  Abate emerito di S. Egidio, ora dirigeva la parrocchia di Borgo Carillia ma all’occorrenza era pronto a dare una mano su al capoluogo.  Bastava nominargli la sua Basilicata che arrivava quasi a commuoversi.  Così come il conversare su personaggi e storie lucane.  Perché c’era nato Don Nunzio Cerone, a Muro Lucano ai primi di febbraio del 1934.  Il paese è quello dove nacque San Gerardo Maiella.  Proveniente da sana famiglia del popolo, classe meno abbiente, e mostrando chiari segni di vocazione religioso-sacerdotale gli furono spalancate, come a tanti altri, le porte del Vocazionario.  Ragazzo buono e volitivo approdò nel Cilento, al Vocazionario di Perdifumo, e si formò alla scuola di Don Galasso e D. Oreste Anella.

Entrò nel Noviziato ad Altavilla Silentina nel 1953 ed emise i voti nel 1957, dopo aver completato gli studi liceali e di filosofia nel Vocazionario Deus Charitas di Pianura.  Completò gli studi telogici presso i PP.  Gesuiti di V.  Petrarca, a Posillipo e nel 1962 fu ordinato Sacerdote.  Si impegnò religiosamente in tutti i servizi assegnatigli dall'ubbidienza: Marsico nuovo (Pz), Ribera (Ag:) Vibonati/Villammare, Montesano, Perdifumo, Omignano e Altavilla/Borgo Carilia (Sa) lo hanno conosciuto e ammirato generoso e umile servitore delle vocazioni, degli orfani e dei fedeli nelle parrocchie.  E così fu per sempre quel cilentano – lucano che in sé aveva realizzato l’antica unione che esisteva tra le due terre. Il suo periodo più esaltante fu sicuramente quello vissuto a Vibonati, e la prova fu quella sera che vedemmo Franco Brusco, il sindaco e deputato vibonatese, fargli visita al Convento di Altavilla. “Don Nunzio è innanzitutto un mio vecchio amico e mi ha sostenuto nei miei anni da calciatore e poi da sindaco”, raccontava Brusco. A Vibonati la sua opera pastorale fu rivolta soprattutto ai giovani, infatti univa la funzione di evangelizzazione con la sua passione sportiva, il calcio, ma così facendo tutelava i più giovani da quelle che sono le innumerevoli insidie che caratterizzano la società civile. Lui figlio di gente onesta e umile, con dignità non si chinò mai davanti all'arroganza dei potenti, proteggendo sempre gli umili. Per tutti aveva sempre una buona parola, a tutti donava consigli e a tutti invitava a diventare santi.  Questo è il ricordo che si coglie a Vibonati.  Don Nunzio l’oomo dal grande sorriso.  Il suo sorriso contagiava tutti, i bambini e i grandi.  Voleva bene tutti, e si faceva voler bene da tutti.  Entrava nelle case della gente sempre portando gioia, visitava gli ammalati portando confortava.  Era un grande amico di tutti, sempre disinteressato ai soldi.  La sera dopo la cena era solito intrattenersi con suore e novizi per sapere come era andata la loro giornata, dispensare consigli e alleviare le loro tensioni, per tutti sacerdoti, suore , novizie e laici aveva una parola di conforto e un sorriso di incoraggiamento, ad ogni cosa dava il giusto peso e metteva il perdono sopra di tutto.  Così sintetizzava i suoi interessi: “Carità, Agricoltura, agiografia, apostolato vocazionale, devozione Mariana, dialogo con tutti, San Gerardo e la Lucania…”.  Alcune testimonianze: “Quando l'Olimpia V.V. giocava a Perdifumo passava sempre a salutarci. A me chiedeva di mio padre e di zio Giovanni e mi diceva di salutargli Vibonati! Era chiaro che Vibonati e i Vibonatesi gli erano rimasti nel cuore”.  Gli ultimi tempi di vita sono stati contrassegnati da sofferenze e malattia.  Egli ne ha saputo profittare per presentarsi più purificato dinanzi al Signore Che certamente gli ha ripetuto la confortante realtà dell' "Euge serve bone et fidelis, intra in gaudium Domini Tui"!

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