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IL GIALLO. PERSANO MANCANO I DIAMANTI NEGLI OCCHI DELLA CAGNA DEL RE

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  La statua Diana, il cane da caccia di re Carlo Borbone, opera attribuita a Canova, situata all’interno del Palazzo Reale di  Persano, è una delle meraviglie del salernitano. Lo è stata ancora di più quando gli occhi del mastino napoletano incantavano gli osservatori per via dei rubini che erano stati inseriti dall’autore al posto degli occhi. Per il peso e l'imponenza, e per essere ben incardinata nello scalone, l’opera non è stata rubata, come è avvento a tante altre del complesso. Mancano però i rubini che rendevano assai suggestiva Diana. Testimonianze raccontano che fin agli anni dell’ultima guerra mondiale tutto era al suo posto. Dopo no, ci si accorse del furto perpetrato. Nel settembre del 1943 a Persano successe di tutto, base dell’esercito italiano, fu occupata dai tedeschi per meglio resistere a quella operazione “Avalanche” che partiva dalla vicina Paestum. Nella confusione del dopoguerra nessuno poi pensò agli occhi speciale di Diana che non c’erano più. Qualche solda

LE SOPPRESSATE DI MAIALE GRADITE AI BRIGANTI E SCHIFATE DA INGLESI E SVIZZERI

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  Nelle foto: il diario di Lichtensteiger (l'accompagnatore di Wenner) recuperato e ristampato da Ugo di Pace - il brigante Gaetano Manzo e il giornalista e storico della fotografia Ugo di Pace Una banda di briganti di Acerno, composta da pastori, caciai ed ex soldati borbonici, guidata da Gaetano Manzo , uomo assai fotogenico, che scrive e legge, sequestra inglesi e svizzeri sulla strada da Salerno e Paestum. Ne ricava somme ingenti date come riscatto.  Nelle testimonianze che sono oggi arrivate a noi, i memoriali dei rapiti, ne viene fuori un vero e  “scontro di civiltà” tra gli inglesi assai intellettuali e l’industriale Wenner. Per quasi quattro mesi vivono tutti assieme. Un giorno Manzo compie il più identitario dei nostri riti: l’uccisione del male. L’animale  comprato dall’addetto alle provviste, viene trascinato, sgozzato, sbudellato e squartato da Manzo , che si intendeva anche di quello. Una parte della carne fu salata e conservata dentro alcuni vasi, sotto la neve. Il

PEPPINO GALZERANO. DAL CILENTO ALLE STORIE DIMENTICATE DEGLI IRRIDUCIBILI CONTRO L'OPPRESSIONE

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E’ ormai da anni che nutro verso Giuseppe Galzerano una profonda ammirazione, oltre che per le sue doti umane e professionali, per l’opera meritoria verso la cultura salernitana e non solo, che fa con le sue edizioni librarie sia come autore che appunto come editore. E’ un bene prezioso come un’opera d’arte e come tale lo dobbiamo tutelare e conservare! Sto leggendo la terza edizione della sua pubblicazione “Viaggio nel Cilento” di Cosimo De Giorgi che nel 1881, su incarico del Real Corpo delle Miniere, visitò ed esplorò il Cilento, gli Alburni e il Calore per redigere la carta geologica del territorio. Per chi ama il Cilento, questa culla arcadica della nostra comunità, duro, spigoloso ma generoso, vivo, ribelle e fiero nelle genti così come nella natura e nei paesaggi mozzafiato, è un’occasione per rinnovare quest’amore tuffandosi in un passato non troppo lontano. E’ però anche occasione di riflessione sul presente, sugli errori commessi da una classe dirigente incapace di saper tute

Bellizzi , api intelligenti in aiuto degli agricoltori Favoriscono l’impollinazione e si nutrono dei predatori

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La nostra agricoltura, sempre più chiamata a riempire i panieri della dieta mediterranea, non può affidarsi ai prodotti dell’industria chimica per proteggere le sue colture. Non essendo sempre possibile il modello del biologico integrale vanno trovate altre ricette. Una soluzione è a portata di mani, e viene dall’Agrimpol di Bellizzi. Consiste nell’usare grandi colonie di api utili a lavorare a favore degli agricoltori che così evitano di fare trattamenti antiparassitari di natura chimica e hanno milioni di preziosi e infaticabili lavoratori che spargono il polline dei frutteti in fiore e l’aiutano a fecondarsi.  Ha più di trent’anni l’intuizione scientifica – produttiva dell’entomologo salernitano Antonio Rago che intuì che le api potevano dare ben oltre il miele, la cera e la propoli. Le “razze” di api da usare – concetto ben chiaro a Rago - dovevano essere particolari, adattate all’ambiente, e occorreva sperimentare le metodologie più adatte di diffusione e utilizzazione. Il “camp

BATTIPAGLIA. Il marchese di Santa Lucia, la Seggiola e la Vergine dei Bufalari

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Si trova a Battipaglia la Madonna degli antichi bufalari, Il dipinto, copia della Madonna della Seggiola, conservato a Firenze a Palazzo Pitti, dopo un ritrovamento avventuroso, è diventato un prezioso punto di riferimento, anche religioso, delle maestranze che operavano nelle aziende agricole che, nonostante le paludi, allevano soprattutto bufale ed altro bestiame. La vita era breve, si pativano tante malattie, dal mare arrivavano i predoni saraceni e dai monti vicini i briganti. Il marchese di Santa Lucia, grande proprietario della zona, è uno che viaggia molto portando alle mostre e fiere di tutta Italia ed Europa, i prodotti caseari della zona. Per questo può essere ritenuto uno dei primi diffusori della mozzarella nel mondo. Aniello de Vicariis, così si chiamava il marchese, era cattolico molto fervente. Nel 1755, è a Firenze e casualmente venne invitato ad una grande festa in onore del Gran Principe Ferdinando de’ Medici che custodiva il quadro originale della Madonna della Segg

ASCEA. CONCLUSO L’INTERVENTO DI MANUTENZIONE SUL TEATRO GRECO-ROMANO DI VELIA: ORA ACCESSIBILE AL PUBBLICO.

CONCLUSO L’INTERVENTO DI MANUTENZIONE SUL TEATRO GRECO-ROMANO DI VELIA: ORA È ACCESSIBILE AL PUBBLICO. IL DIRETTORE GENERALE DEI MUSEI MASSIMO OSANNA IN VISITA AL SITO MAGNO-GRECO Il teatro greco-romano di Velia dopo gli interventi di manutenzione (marzo 2021) Si è concluso un intervento di manutenzione straordinaria sull’antico teatro di Elea-Velia, finalizzato non solo a garantire la tutela del monumento, ma anche a renderlo finalmente accessibile ai visitatori del sito archeologico che, da un anno circa, rientra nelle competenze del Parco Archeologico di Paestum e Velia, struttura del Ministero della Cultura dotata di autonomia speciale. L’intervento, per un importo di 158mila Euro, si era reso necessario a causa del degrado avanzato in cui versavano le integrazioni delle sedute dell’edificio teatrale già parzialmente ripristinate da un progetto di restauro di quasi vent’anni fa. Piante infestanti e infiltrazioni d’acqua minacciavano la tenuta dei blocchi originali che furo

BATTIPAGLIA. TORNA IL CASO RAGO NEL MIO NUOVO LIBRO

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  “a metà strada tra la ricostruzione storica (quindi asettica, cronistica) e il “libro a tesi”... tutto ciò che troverete in questo libro è realmente avvenuto, ogni riferimento a fatti e persone esistite o esistenti è tutt’altro che casuale. Sembra un romanzo, purtroppo non lo è.” LINK PER L'ACQUISTO ON LINE  https://www.edizionimagnagraecia.com/home/79-fiumi-briganti-e-montagne-nuove-storie-e-misteri-del-salernitano.html        Lorenzo Rago, dopo essere passato per il Partito Monarchico e quello Qualunquista di Guglielmo Giannini, approda al Partito Socialista che gli permetterà di diventare primo cittadino di Battipaglia. È contitolare, con Vincenzo Gambardella, di un grosso stabilimento industriale per la trasformazione del pomodoro nel pieno centro della città e vive, con la moglie Anna Forino e il fratello di questa, nelle vicinanze a Cacciottoli, in aperta campagna. È nato nel 1908, è stato per quattro anni in America nel 1934-38 facendovi fortuna, è di famiglia latifondista

ALTAVILLA RICORDA PADRE DOMENICO DI AGRESTI

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  Domenico, e poi Guglielmo Di Agresti. Protagonista di una bella storia di emancipazione, lui proveniente dal mondo popolare e artigiano. Rilesse l’attività di Gerolamo Savonarola e lo attualizzò ai nostri tempi. Fu consigliere di papa Giovanni XXIII e non esitò a tornare al suo lavoro di educatore in un liceo milanese pur di non uniformarsi alle regole di una casta di potere. Amò più di altri il suo paese natio dove avviò riflessioni sul suo stato e fu punto di riferimento di un risveglio culturale troppo presto interrotto. Cantò Altavilla da raffinato poeta. Noi ricordiamo. FAMILIARI ED AMICI 

BUSSENTO. Il tesoro di Alarico il più fantomatico che ci sia, ma ora c'è chi lo sposta nel Cilento

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Quel tesoro lo voleva anche Himmler.  Nel 1938 il capo delle Ss, visitò Cosenza e la zona di Vadue ma presto si rese conto dell’infondatezza delle notizie e tornò a casa deluso.  Venticinque tonnellate d’oro e 150 d’argento, oltre a gioielli, monete e preziosi di ogni tipo. Se lo port6ò appresso Alarico, il re dei Visigoti, in fuga da Roma verso sud, quando morte lo colse e fu seppellito con il suo cavallo e l’intero bottino alla confluenza dei fiumi Crati e Busento, a Cosenza. La leggenda vuole, sia rimasto sepolto dal 410 dopo Cristo fino ad oggi. Mai ritrovato. Il più grande tesoro perduto della storia dell’umanità.  Leggenda vuole, si sempre quella, che per scavare la tomba il fiume venne temporaneamente deviato e che tutti gli schiavi coinvolti nei lavori vennero uccisi per impedirgli di rivelare il luogo preciso del bottino. Un mistero che continua ad affascinare, e che probabilmente rimarrà tale per sempre.  Dopo averla saccheggiata, Alarico abbandonò Roma agli inizi dell’autunn

PETELIA. QUANDO I LUCANI AVEVANO UNA LORO AL CAPITALE AL CENTRO DEL CILENTO

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 * oreste MOTTOLA vietata la riproduzione I lucani nel Cilento ebbero una loro capitale. Le tribù lucane inoltrate nel Cilento profondo si stabilirono intorno al monte della Stella. Gran parte delle tracce sono state cancellate dalla costruzione, nel dopoguerra, di una base militare poi passata all’Enav, ufficialmente per la sorveglianza aerea. Andarono via, allora, gran parte delle antiche mura di fortificazione con grosse di pietre tipo megaliti, resti di neviere usate fino a due secoli fa, pozzi e cisterne d’acqua. Gran parte del sito archeologico sè nei fatti sparito. Il resto lo ha fatto la fitta vegetazione che si è impadronita di gran parte dell’area. Quello che oggi sappiamo è contenuto nella tesi di laurea dell’archeologo Marco Castelnuovo che all’inizio degli anni Novanta censisce il poco che rimane. Situata sul vertice del Monte Stella nel Cilento. Sulle sue pendici si trovano i comuni di Stella Cilento, Sessa Cilento, Omignano, San Mauro Cilento, Pollica e Serramezzana. La