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I VERI SCRITTORI? SONO I GIORNALISTI

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  Dissipatio  L'altra faccia dell'Intellettuale Dissidente Attraverso questa vasta e variegata e parziale antologia si vuole celebrare un concetto semplice fino alla crudeltà. Il ‘canone’ del Novecento italiano è fatto da giornalisti-scrittori. O meglio. Da scrittori che hanno esercitato il giornalismo.  I quotidiani sono stati la palestra dei letterati di talento, che in redazione hanno imparato il pregio del fango, il genio della rapidità narrativa, della riflessione arguta, della rapina retorica.  Hanno imparato, cioè, che esiste (anche) un lettore. I casi canonici sono noti: Dino Buzzati; Pier Paolo Pasolini; Giovanni Arpino; Ennio Flaiano; Gianni Brera. Gli altri fondano la nostra biblioteca: Guido Piovene, Goffredo Parise, Mario Soldati, Enzo Bettiza... Tutti – per lo più, ricchi di idee e poveri di soldi – hanno praticato l’arte più antica del mondo pur di campare. Il giornalismo insegnava umiltà, senso creativo, obbedienza alla forma. Oggi, sbracato, vale, letterariamen

Agropoli: storie di santi, delle loro maledizioni e delle libere donne agropolitane

Le donne di Agropoli “vestite di rosso” colpirono finanche il giornalista – poeta Giuseppe Ungaretti che nella primavera del 1932 fu da queste parti per scriverne sul “Corriere della Sera”. Onore al merito, allora.  La scrittrice francese Marguerite Yourcenar proprio nel Castello agropolese fa abitare alcuni suoi personaggi femminili. Questione diversa è una certa rusticità di carattere, residuo del lungo passato saraceno, del quale si è sempre favoleggiato e giocato nei territori circostanti, dove il bisogno di mettere “marchi” sulle varie comunità mai ci ha fatto difetto in fantasia. Tutto avrebbe inizio da Agropoli terra di Santi incompresi e che avrebbero reagito “gettando” maledizioni.  Si comincia da San Francesco. Il frate d'Assisi arrivò di ritorno dal suo viaggio in Oriente, il lunedì di Pasqua del 1222. Il fraticello non fu accolto bene, i locali che lo cacciarono via, costringendolo a predicare da uno scoglio ai pesci e agli altri animali. E uno.  Nel 61 d.c. c’era già p

Altavilla, il paese del Buoncazzone - ma leggete tutto

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Raiuno qualche volta ripropone lo sceneggiato televisivo tratto dal romanzo " Il Balordo" di Piero Chiara (Mondadori, 1967), ambientato ad Altavilla Silentina, e realizzato dal regista Pino Passalacqua in tre puntate di un'ora ciascuna, protagonisti Tino Buazzelli e Renzo Palmer. Il film, andato in onda 22 anni fa, da allora non era mai stato replicato in passato. La vicenda si svolge tra Luino sul lago di Como e Altavilla Silentina, con protagonista Anselmo Bordigoni, maestro elementare musicofilo cui presta il suo volto Tino Buazzelli, che dopo aver perso inopinatamente il posto d'insegnante poiché‚ forzatamente coinvolto - pur innocente - in uno scandaletto sessuale, lasciata la scuola mette a frutto il suo eccezionale talento musicale. Ma dopo poco gli arriva la messa al confino in paese meridionale: Altavilla Silentina. Lo scrittore Piero Chiara (" Il piatto piange" e " La stanza del vescovo", le sue opere principali) venne più volte nel paes

AGROPOLI. Mimì Chieffallo, storico e uomo di cultura. Voleva che il cilentano fosse riconosciuto come lingua e insegnato nelle scuole.

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L'avvocato Domenico Chieffallo è il primo a destra in questa foto  Un pomeriggio di qualche anno mi arrivò una telefonata a “Unico”. Preamboli zero: “Oreste, apprezzo il vostro lavoro e vi voglio sostenere donandovi un po’ di copie del mio libro sulla bonifica  idraulica nel Cilento. Fatene l’uso che volete. Organizzati per venirle a ritirare da casa mia” . Le accludemmo al giornale e circolare per le edicole. Presso l’allora Bcc di Altavilla tenemmo una presentazione. In questo atto c’era lo stile di Mimì Chieffallo , che qualche giorno fa ci ha lasciati. Senza fronzoli e diretto, generosità personale illimitata al servizio della cultura. All’incontro diretto ti specchiavi nei suoi occhiali spessi a fondo di bottiglia e poi colpiva la sua voce particolare. Non era cilentano Domenico Chieffallo , ma di queste terre ha subito subito la malìa,  da studioso ne colse la nobiltà e gli affanni. Si i è dato da fare, soprattutto con i libri e le conferenze, a sciogliere i nodi plurisecola

UNA STORIA BELLA DEGLI ALBURNI. L'ARCIPOSTIGLIONE vent'anni di attività

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ORESTE MOTTOLA Libri, periodici, concerti, tornei di calcio e i maccaruni alla pignata. “In viaggio da... vent’anni - Arci Postiglione 1989-2009”, spiega il manifesto che il 2 agosto chiama a convegno tutti coloro che hanno fatto conoscere, e soprattutto apprezzare, il nome di Postiglione, piccola e deliziosa comunità di contadini – montanari, molto oltre i confini provinciali. Non ha eguali l’attività dell’Arci Postiglione. “Il cuore solidale della nostra Postiglione, solare, poetica, gagliarda, che si lancia verso l’avvenire sempre con lo sfondo di una natura eterna ed infinita”, parole di Americo Montera, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Salerno, e postiglionese doc. Per vent’anni hanno prodotto eventi culturali, ricostruzione di eventi storici, gite d’istruzione, tornei calcistico e soprattutto una meritoria opera di ricostruzione della memoria storica. Si va dalla riscoperta dell’antica ricetta dei “maccaruni alla pignata”, piatto legato alle modalità dell’antica trebbiatu

VISTI DA VICINO 3/GIAMBATTISTA VICO A VATOLLA

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[2009. VATOLLA orestemottola@gmail.com RIPRODUZIONE VIETATA] L' ultimo sabato sera l’ho passato a Vatolla, all’interno di Palazzo Vargas. “Vieni, ti conferiamo un premio speciale”, tre giorni prima mi chiama Lorenzo Barone, un collega agropolese. “Onoriamo la memoria di Giovanni Farzati. Ti abbiamo assegnato targa e pergamena per la carriera”. Io sono ancora giovane e poi la carriera dov’è?, ribatto. Siccome alla vanità non si fugge… un’ora d’auto ed eccomi qui nel maniero dove Vico filosofeggiò alla grande. Farzati: sindaco di Perdifumo e avvocato prestigioso. Lo conobbi nel 1993, mi diede notizie del passaggio cilentano di Ettore Majorana. Le grandi lapidi murate sulla facciata del castello, al colto e all’inclita raccontano che ci visse, dal 1686 al 1695, il grande pensatore napoletano. Arrivò che non era neanche un paglietta fatto ma un avvocatino, uno dei tanti, senza soldi e pure mezzo tisico. Lo portò un vescovo – colpito dal sapere e dalla sua seriosità ed austerità - che

Scoperta l’identità della bambina di Paestum di Dondero: è Anna De Santis Il fotografo è il sergente Usa Michael Assalone di Bemdyne, Pennylvania

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[Oreste Motttola orestemottola@gmail.com] Chi era la bambina di Paestum che il fotografo italiano Mario Dondero, nell settembre 1943, sosteneva essere stata fotografata da Robert Capa, l’inventore dell’agenzia fotogiornalista Magnum? Pochi giorni fa su queste colonne ci siamo interrogati anche noi sul caso, e prima ancora che vengano diffusi nomi a casaccio, sentiamo l’esigenza di mettere i puntini sulle i. Appassionati della questione ci hanno aiutato e, anche a a loro che dobbiamo questa precisazione. La bambina di Dondero e Robert Capa. Era il 9 settembre 1943, dalle nostre marine si materializzano oltre mille navi e quasi 200.000 militari inglesi ed americani. Sono i numeri dell’Operazione “Avalanche”, una delle battaglie più aspre della seconda guerra mondiale che inizia nella notte. Sulle spiagge di Paestum per primi toccarono terra i marines americani. E proprio da quel posto George Rodger, famoso fotografo freelance inglese, riprese per «Life» le fasi decisive dello Sbarco

VISTI DA VICINO/ 2 - LE STORIE DI PIAGGINE

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  PIAGGINE, C'ERAVAMO TANTO AMATI prima parte di un lavoro da completare A Piaggine ci arrivai con un bus della Sita. E un borsone con poche cose ma tante aspettative. Avrei fatto l’operaio forestale in forza a una cooperativa. Alloggio in una casa che solitamente andava agli insegnanti fuori sede del magistrale. Riccardo “il rosso”, per via dei capelli, c’era già. Il cantiere, su a Sacco, aprirà dopo qualche settimana, quel tempo che avanzava lo spendemmo per scoprire dove eravamo e quei paesi, Sacco e non solo, che mi erano sconosciuti. La vicenda di Giovanni Marini, il giovane accusato di avere avuto un ruolo da protagonista in un odioso fatto di sangue a Salerno, che tante battaglie aveva provocato a Salerno, nel capoluogo di provincia che aveva scoperto il Sessantotto che era arrivato anche nella propria università e nelle altre istituzioni. E Marini era di Sacco. Gli amici di Marini girarono tutti i nostri paesi per scrivere sui muri slogan accettabili e comprensibili: “Marin

VISTI DA VICINO: 1/ANGELO VASSALLO

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Ci aveva fatto avvicinare di più Hemingway. Io avevo trovato quei nuovi elementi che permettevano di poter rilanciare l’idea di un soggiorno cilentano, nell’Acciaroli dei primi anni Cinquanta, dell’autore di “Fiesta”. Al telefono gli anticipai la notizia: “Veramente dici? E falla uscire!”, non mi disse più di tanto. Era di poche parole, Angelo Vassallo. Ma capace di impuntature a viso aperto. Come nella serata nella quale vennero presentate queste nuove ricerche sulla presenza del premio Nobel. Arrivò al limite dello scontro fisico con degli ascoltatori che rumoreggiarono, da “destra”, in seguito ad alcune parole di un relatore. Molto pragmatico nell’agire politico quotidiano, tuttavia mai dimenticava il suo essere un uomo “di sinistra” ma mai genericamente “della sinistra”. La sinistra di Angelo Vassallo era però fatta di rigore e di originalità nel portare avanti un modello di sviluppo molto semplice: duplicare nel Cilento costiero le cose migliori che erano state rea